Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
La nostra vita insieme
di Monica Lanzara
Mia carissima Eloise,
ti chiederai il perché di questa lettera e, francamente, un po’ me lo domando anch’io.
Potrei venire da te e parlarti, sarebbe semplice. È che mi viene più facile scrivere.
Sarà che ogni volta che ti guardo ho la sensazione che il mio cervello si scolleghi e non riesco mai a dire la cosa giusta.
Mi ricordo perfettamente, sai, il momento in cui mi sono innamorato di te.
Era un soleggiato giorno di marzo. Uno di quei pomeriggi in cui iniziano a sbocciare i fiori e tutto sembra brillare. Era il giorno di S. Giuseppe e il parco era allestito per la fiera. Le giostre e le bancarelle erano invitanti e finalmente ti avevo visto fuori dalla scuola.
Tu ridevi e io non riuscivo a staccare gli occhi da te: eri così bella. I miei amici mi prendevano in giro, erano convinti che avessi preso una di quelle sbandate che ti capitano quando vedi una ragazza ben vestita o con un trucco accurato.
E invece da quel giorno, non solo non ho smesso di pensarti, ma ho iniziato a cercare un modo per farmi notare. Desideravo essere il tuo ultimo pensiero la sera, esattamente come lo eri tu per me e volevo che, solo a vedermi, il tuo cuore si riempisse di emozione.
Proprio come capitava a me.
Come capita a me.
Non sai quanto tempo ci ho messo per chiederti di uscire. Tu eri così bella, eri sempre circondata da tanti ragazzi e io non sapevo come fare. Non ero come gli altri. Non ero sportivo e non ero bello. Avevo paura di non essere alla tua altezza e che non avresti mai scelto me.
Però ti amavo. E nessuno ti avrebbe mai amato come me.
Potevo dirti che uscire con me sarebbe stato speciale e avresti ricordato quel momento per il resto della tua vita? Non sarebbe stato abbastanza. Dovevo farti capire quanto fossi importante e quanto credessi in noi.
Sono felice di essere riuscito a superare la mia timidezza, anche se so che il biglietto che ti ho mandato non era proprio il massimo, ma mi tremavano le mani mentre lo scrivevo. Ho lasciato sul tuo banco quel foglio piegato e ti ho guardato mentre lo leggevi. E mi sono sentito in balia di emozioni che non avevo mai provato prima.
Quando alla fine hai alzato gli occhi su di me e mi hai visto, ho avuto paura e ho trattenuto il respiro fino a quando non mi hai sorriso.
Il nostro primo appuntamento è stato meraviglioso: la passeggiata in centro, la tua mano calda nella mia, la mia felpa sulle tue spalle, tu… tu così perfetta. Nel mio cuore il nostro primo appuntamento ha un posto speciale, come tutte le cose che riguardano te.
Che poi, stando insieme ho scoperto che non sei per niente perfetta, ma che sei perfetta per me.
Ti ricordi il nostro primo litigio? Dicevi che avevo guardato le gambe di quella ragazza che si era avvicinata a me, mentre io non mi ricordavo neanche come fosse fatta. Avevi abbassato lo sguardo e io, stupido com’ero, avevo riso. Sei scoppiata a piangere e ho capito che in verità eri solo gelosa, così ti sono corso dietro e ti ho abbracciato forte perché avevo realizzato in quel momento che avrei potuto perderti.
Ho avuto paura. Mi sono spaventato per qualcosa di cui avevo colpa solo io. E solo io potevo rimediare. Ti ho convinto che valesse la pena stare con uno stupido innamorato come me e tu sei rimasta.
La prima volta che abbiamo fatto l’amore è stata stupenda. Sai che quando ascolto la canzone che ha accompagnato le nostre prime carezze, io sorrido come un idiota? Probabilmente riderai, ma sono convinto che io e te non siamo nati per nient’altro se non amarci.
Ci siamo amati così tanto in questa vita, Eloise, che tante volte ho paura che non ne sia passata una sola, ma due o tre.
Ricordo il nostro matrimonio quando, al braccio di tuo padre, hai camminato verso di me, raggiante in quel vestito candido. Io ho balbettato mentre recitavo il rito e tu mi hai appoggiato la mano sulla gamba, dandomi la forza per continuare a leggere. Quanto abbiamo riso della mia imbranataggine nel corso degli anni? Tante volte. Ma tutte le volte mi dicevi che ero il tuo imbranato e che non mi avresti voluto diverso.
Neanch’io ti cambierei, Eloise.
Non che sia stata sempre rose e fiori, eh? Ti ricordi quando Marco metteva i denti, piangeva come un disperato e non dormiva? Quante camminate con lui in braccio ci siamo fatti di notte! Al mattino non ci riconoscevamo più, eppure io non ho mai smesso di pensare che fossi bellissima.
Abbiamo anche iniziato ad allontanarci: la monotonia di una famiglia, la routine di ogni giornata e la banalità delle cose ci hanno messo a dura prova.
Non abbiamo fatto l’amore per tre mesi e poi ci siamo amati in garage su quello scomodissimo banco da lavoro. Tu ridevi e ti brillavano gli occhi come quando avevi sedici anni ed eri la più bella della classe.
Abbiamo passato anche quei brutti momenti, perché siamo sempre rimasti insieme, io e te.
Ricordi la gioia di quando Gaia ha camminato per la prima volta? Quando i bambini prendevano bei voti o vincevano alle gare, l’orgoglio che fossero proprio i nostri figli? Che stessimo facendo un buon lavoro? O quando sono cresciuti, hanno preso la loro strada e sono diventate delle persone realizzate?
Ti ho visto così emozionata la mattina che hai accompagnato Marco verso la sua sposa, al loro matrimonio, sperando che il loro amore fosse un po’ come il nostro.
Ricordi che emozione tenere in braccio Luca, il primo nipotino? Quando invece di sentirci vecchi abbiamo capito che sarebbe stato solamente diverso?
Quando penso a noi mi sento fortunato perché sono felice di aver vissuto questa vita insieme a te, aver creato qualcosa di buono e aver conosciuto i tuoi stupendi difetti. Perché chiunque è capace di amare i pregi di una persona, ma amare i difetti, Eloise, non tutti sono in grado. Ci vuole la persona giusta. E io amo i tuoi difetti.
Ora che sai quello che provo, che alzerai lo sguardo verso la porta dell’aula, vedendomi e scoprendo che sono io ad averti scritto questa lettera, ricordati tutto questo. Ciò che potrebbe essere. Quello che noi possiamo essere. E che non siamo ancora stati.
Eloise, vuoi uscire con me?