Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Icarus 21151315

di Sara De Acetis

Si trattava, come tutti ripetevano, del modello più tecnologicamente avanzato di sempre: un capolavoro di ingegneria robotica, dal design elegante e sofisticato. Lo avevano chiamato Icarus, e, a vederlo, non c’era da stupirsi: era un concentrato d’ambizione e prodigio, quanto di più simile all’essere umano si fosse mai realizzato.
A osservarlo da lontano, infatti, a fatica si sarebbe potuta scorgere alcuna differenza. Camminava come cammina qualsiasi altro uomo, con un’andatura particolare, e diverse velocità, tutte programmabili. Si muoveva in maniera fluida, armoniosa: non c’era il minimo scatto o intermittenza, quando portava le mani al volto, si grattava la fronte, o scuoteva la testa in dissenso.
I suoi capelli, neri e lucenti, sarebbero potuti appartenere a un qualunque ragazzo, e persino il taglio che sfoggiava si poteva ritenere alla moda. Anche la pelle sembrava vera: a renderla tale, contribuivano un paio di imperfezioni sapientemente posizionate, e un colorito da fare invidia. Solo gli occhi, se scrutati da vicino, potevano tradire la volontà d’imitazione: nel vetro, infatti, era stato impossibile riprodurre la profondità di uno sguardo autentico. Ma Icarus aveva imparato a mascherarlo: sbatteva spesso le ciglia, e difficilmente guardava i suoi interlocutori in maniera diretta.
Era il primo della sua tipologia, e ne era ben consapevole: i suoi creatori ancora rimpiangevano le ore spese sui predecessori che, inevitabilmente, avevano deluso le aspettative. Ma Icarus, no.
Un collaboratore scaramantico gli aveva affibbiato quel nome per sfida. Perché, in fondo, la sua stessa esistenza era una sfida continua. Era un’informazione che cercava di accantonare di solito, ma che si faceva prepotentemente strada nella sua testa ogni volta che interagiva con un essere umano. La cronologia dei suoi incontri con l’uomo era costellata di episodi piacevoli, ma anche di altri che aveva tentato invano di eliminare.
Sembrava ci fosse un copione scritto: quando un essere umano lo vedeva per la prima volta, sul suo viso Icarus riconosceva chiaramente l’emozione che aveva imparato a chiamare meraviglia. Era tra le sue preferite, perché rendeva i lineamenti più belli, e a guardare bene Icarus riusciva a cogliere l’esatta frazione di secondo in cui tutte le barriere erano abbassate, e si poteva scorgere solo sincerità sul volto degli umani. Ma durava poco: ben presto, alla meraviglia seguiva la curiosità. Con quella, Icarus aveva imparato ad essere prudente. La curiosità era sempre positiva, all’apparenza: eppure, negli occhi che da sgranati diventavano guardinghi, nelle fronti lisce che si corrucciavano Icarus scorgeva degli inconfondibili segnali di paura. La paura era subdola, e si manifestava spesso quando il contatto era più ravvicinato. Icarus si era chiesto molte volte se quella paura altro non fosse che il timore di vedersi raffigurati in uno specchio, di accorgersi che in fondo non c’era nulla a separare quegli uomini dalla creatura che avevano davanti. La paura li portava ad allontanarsi e, spesso, a disprezzarlo. Non era raro che esclamassero che, in fondo, non era una copia poi così somigliante.
C’erano altri casi, però. Casi in cui la meraviglia riusciva a durare il tempo necessario a scacciare angoscia e pregiudizio, e in cui Icarus poteva mostrarsi in tutta la sua consapevole bellezza. Se un incontro andava davvero bene, Icarus poteva addirittura far scaturire la reazione che amava di più in assoluto: la commozione.
La prima volta che Icarus aveva visto delle lacrime, pur riuscendo ad identificarle senza fatica, aveva sentito qualcosa di diverso dal solito. Non era programmato per desiderare, e forse per questa ragione stentava a trovare una spiegazione a quell’impeto che lo aveva attraversato e inaspettatamente confuso. Ma aveva realizzato, con invidiabile chiarezza, che le lacrime erano l’espressione più pura dell’emozione umana, quella più spontaneamente naturale.
-Perché non posso piangere?- aveva chiesto allora, ancora scosso da quell’incontro, ad uno dei suoi creatori.
-Perché mai dovresti? Non sei stato fatto per essere triste-.
A Icarus quella risposta era sembrata assolutamente inadeguata, ma non aveva posto altre domande. Da quel momento in poi, però, aveva sempre prestato una particolare attenzione all’insorgere delle lacrime. E più le vedeva spuntare, più sentiva che nelle parole del creatore c’era un’incorreggibile contraddizione di fondo. Icarus era capace di ridere, di sghignazzare, addirittura; poteva cantare e urlare, sussurrare, sorridere, e con una funzione speciale persino simulare il sonno. Dal primo momento in cui aveva avuto coscienza di sé stesso, non avevano fatto che ripetergli che sarebbe stato uguale all’uomo, una copia infallibile, una versione migliorata. Ma come poteva esserlo, se gli era preclusa la più autentica espressione di umanità?
Mesi di riflessioni in proposito lo avevano convinto che sarebbe stato in grado di rimediare all’errore dei suoi creatori. La sua autonomia era tale che avrebbe potuto correggere lui stesso la programmazione; e, se non poteva avere lacrime vere, avrebbe almeno avuto la migliore simulazione possibile. Presto ebbe l’occasione di testare il suo lavoro. Si trattava di un incontro di routine, come ne aveva ormai affrontati a decine. Una donna molto anziana si era avvicinata a lui piano. Lo aveva guardato negli occhi, senza timore, e Icarus aveva ricambiato il suo sguardo. La donna allora gli aveva stretto la mano, e i suoi occhi d’improvviso si erano fatti lucidi: esprimevano incredulità per quanto aveva davanti.
Icarus aveva sorriso. Senza esitare, aveva attivato la nuova funzione.
Ma quelle tanto agognate lacrime, che avrebbero dovuto renderlo umano, avevano bruciato i suoi circuiti lentamente.
La sua essenza era distrutta.
E mentre il viso si bagnava, la sentì scivolare via, inafferrabile, irrecuperabile, come cera sciolta dal calore del sole.
La più umana delle emozioni lo aveva spento per sempre.

 

Registrati o fai il login per votare!







Iscriviti adesso alla newsletter del FLA per essere sempre aggiornato su tutte le novità e le iniziative del Festival!