Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Ci vediamo dopo.

di Rosalba Celiberti

Si sente freddo, a quest’ora, per strada. Si sente più silenzio. Il sole stende un velo di luce nostalgica. La porta di casa, chiusa dietro di me, è già da qualche metro nel passato. Tra le mani, ho la cosa più preziosa. Il cielo si è rintanato sotto le coperte, annusando il profumo di caffè miscelato alla fretta che carambola nelle case appena sveglie.
“Mamma, oggi che cucini per pranzo?”
“A dire il vero, non ci ho ancora pensato. Hai qualche idea?”
“Io voglio le polpette.”
“Ancora?”
“Sì, io non mi stufo mai delle cose buone.”
E come darti torto, dolce Camilla dai capelli ribelli che fanno quasi esplodere il cappello. Il tuo respiro sbuffa nell’aria mentre il mio resta imprigionato nella mascherina.
“Mamma”
“Sì?” e quando mi chiama così, mi aspetto una domanda da quiz televisivo, con la musica roboante in sottofondo e il montepremi sfavillante in sovraimpressione. Infilo quasi le cuffie, come il più diligente dei concorrenti.
“Le cose che succedono. Cioè. Io non ci capisco nulla. E tu?”
Io? Io mi sento come l’alunna che, interrogata a sorpresa, va nel panico. Io ho una laurea in Lettere nel cassetto e non ho mai capito molto di scienze e malattie. Faccio zapping cercando di discernere il vero dal falso nel fuoco incrociato di notizie alla tv e sono confusa, qui nel mondo, come credo tutti gli umani alle prese con una pandemia. Non ci sto capendo nulla neanche io ma vorrei trasmetterti, figlia mia, un briciolo di fiducia. E la scuola che raggiungiamo ogni giorno a piedi, è ancora lontana per affidarmi a una risposta evasiva che tutto porti via. Gioco la carta della domanda.
“Hai paura quando la situazione non è chiara?”
“Io ho paura delle cose di dopo. Non capisco cosa stiamo vivendo e mi viene la paura delle cose di dopo.”
Accelero. Sarà la mia paura ad allungare il passo, non lo so.
“Ehi mamma, non voglio correre. Alla prima ora ho pure matematica.”
“Camilla, abbiamo tutti paura. Cerchiamo di restare calmi.”
Ecco, mi sento come quando tento infruttuosamente di capovolgere la frittata e le uova finiscono a terra. Raccolgo i miei pensieri sparsi come le foglie asciutte di fine autunno, qua e là tra i miei piedi, e provo a rimediare.
“Amore, questo brutto virus ci sta cambiando un po' le abitudini. È pesante e io sento la tua stessa confusione. È tutto un po' difficile. Ci vuole tempo, gli studiosi stanno ancora lavorando per trovare una soluzione.”
“Lo so, mamma. Mi mancano le mie cose. E mi sembra di averle perse per sempre. Io non voglio più aspettare per sapere cosa succede dopo.”
“In fondo, non si può mai sapere cosa succede dopo. Anche senza virus.”
“E come faccio?”
“A fare cosa?”
“A stare senza sapere.”
“Non lo so. Ma proviamo a pensare questo: ti piacerebbe sapere cosa ti regalerò a Natale prima di scartare il pacco? Ti piacerebbe sapere come finisce il cartone animato appena inizi a vederlo? Ti piacerebbe trovare il puzzle finito, senza averlo fatto tu? E le tue costruzioni già montate?”
Camilla china la testa: quando fa così sta pensando. Starà cucinando una delle sue prossime domande a bruciapelo.
“Da un lato sì. Se mi regali una cosa che non mi piace e lo so prima, tu puoi andare a cambiare regalo. Però…”
“Però?”
“Non mi piace quando qualcuno prende i miei pezzi e si mette a montare tutto e io poi non ho più nulla da fare e mi tocca guardare.”
“Sono d’accordo. Guardare e basta non dà soddisfazione. E sapere tutto prima, non è divertente. Sei d’accordo?”
“Però le polpette oggi me le fai trovare?”
“Va bene Camilla”
Il bus giallo parcheggia poco davanti a noi. Sono certa che stanno sorridendo i bimbi, dentro le mascherine colorate dei supereroi.
Vorrei dirti Camilla che io ho da sempre il terrore del dopo. E il virus non c’entra nulla. Ho paura al solo pensiero che tu, dolce ricciolina, possa incontrare un’amica che ti tradirà, un amore che ti spazzerà via, un lavoro che ti annoierà, una casa stretta e una strada chiusa. E mi spaventa pensarmi poco adeguata a raccogliere le tue lacrime, le tue urla, i tuoi silenzi.
Mi scuoto. Il dopo di ognuno non appartiene a nessuno. Ti guardo e spero, nel punto esatto in cui tutto ha senso: adesso.
“Mamma, mi raccomando, non dirmi cosa mi regali a Natale!”.
“Affare fatto Camilla. Buona scuola. Ci vediamo dopo.”
Ogni cosa, si vedrà dopo, nel tempo in cui accadrà e che ci troverà già diversi. E nel mentre che ho a disposizione, infilo me stessa, la lista della spesa, il regalo per Camilla e un sorriso.






 

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