Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
Una Terra straniera
di Marianna De Luca
La concezione spaziotemporale è totalmente cambiata dall’ultima volta che il mondo è esistito così come lo ricordiamo.
I problemi del surriscaldamento globale non solo non esistono, ma il pianeta ha subìto una glaciazione artica, a causa della quale non esistono più barriere o confini, non esistono più i Paesi e si è fermata qualsiasi tipo di produzione industriale, qualsiasi conflitto armato.
Non esiste più nulla. L’intera Terra è di un bianco accecante.
C’è solo acqua, ora: ghiaccio, mari e neve.
Agata si sveglia con un mal di testa lancinante.
Non sa cosa le sia successo.
C’è qualcuno nella stanza ma lei ha la vista offuscata e non riesce a capire chi sia.
Sente il centro dello stomaco pulsare, avverte una forte sensazione di calore provenire da lì, lo tocca e c’è qualcosa di caldo e umido, si porta il palmo vicino agli occhi e vede del sangue vermiglio.
Riesce a mettere a fuoco una ingombrante fasciatura che va dal seno all’ombelico, con al centro una macchia rossa che si allarga sempre di più. Sviene.
Si risveglia dopo un tempo incalcolabile, questa volta con la nausea: vomita per terra; preoccupata per le condizioni della sua ferita si tasta lo stomaco ma non c’è nulla, preme sulla zona per cercare prove di pelle lesa o cicatrizzata: nulla.
La stanza è grigia, sembra essere interamente rivestita dall’alluminio delle cucine industriali, ha un aspetto freddo ma sente un caldo spesso, malato, consumato.
Cerca un modo per uscire da lì ma non lo trova, non ci sono porte né finestre, le bruciano gli occhi, è confusa, le gambe non le reggono, “devo essere morta” pensa.
Qualcuno le risponde “in un certo senso sì, ti abbiamo scelta”, “scelta per cosa?”, “per colonizzare questo tempo”.
Agata si accorge di non aver detto nemmeno una parola: la persona con la quale sta conversando risponde ai suoi pensieri.
Le viene il respiro affannoso e corto, sta avendo un attacco di panico, cerca di alzarsi, invano. Non vede nessuno nella stanza, eppure qualcuno le parlava.
La crisi finisce, si mette seduta, chiude gli occhi e si concentra sul respiro e sui pensieri, intenta a svolgere un training autogeno.
Crede di avere i primi sintomi della schizofrenia ¬– sua nonna ce l’ha – quindi si concentra sul momento presente e sul suo respiro.
“Agata, benvenuta, ti abbiamo aspettata tanto”, le viene da piangere ma continua con il suo esercizio per tornare alla realtà.
Un uomo alto, magro, col viso lungo e il naso grande le viene incontro direttamente dalla parete di metallo. Ora ne è certa: ha la schizofrenia.
Il signore alto dice di chiamarsi Carl, “sii tranquilla, tutto ciò che ti succederà da adesso in poi sarà bellissimo e piacevole”.
Agata sbotta in una risata senza freni, isterica, le viene un conato di vomito ma continua a ridere, è in canottiera, mutandine e calzini di lana lunghi, gronda di sudore.
Carl le mette una mano sul punto in cui prima aveva la fasciatura e lei si calma, immediatamente. Sente il vuoto cosmico dentro di sé, la pace perpetua.
“Dove sono?” “Agata, la domanda corretta è in che tempo sei”, “ma che cosa significa?” “facciamo prima se te lo mostro, vieni, metti questo”, Carl le porge un soprabito di lana, lungo, blu scuro.
Passano attraverso una delle pareti di alluminio, fa freddissimo, Agata si guarda intorno e vede tanta neve intorno a sé; all’orizzonte, in mezzo a tutto quel bianco accecante, scorge due orsi polari, mamma e figlio, camminare: “perché sono al Polo Nord?” “non sei al Polo Nord, sei in un posto che prima si chiamava Italia” “e ora?” “ora non ha un nome, non esistono più i Paesi, il mondo si chiama solo Terra”, “perché ti aspetti che ti creda? Io voglio tornare a casa” “non è possibile, Agata, sei stata scelta” “da chi? Cos’è questa storia?” “dai Galati, siamo gli unici abitanti di questo mondo” “ma i Galati non esistono da millenni!” “mi sembra di averti già detto che il tempo non esiste più”.
Agata viene condotta dai Galati, per essere istruita sul funzionamento della Terra, Carl le dice: “Non ci sono ruoli nel nuovo mondo, devi solo decidere se vivere con noi o se costruirti una stirpe da sola, qui vige ciò che una volta usavano chiamare Anarchia: puoi fare di te stessa ciò che vuoi, non esistono doveri né leggi, ognuno si autorealizza come meglio crede ma, dal momento che non esiste una società, il concetto di autorealizzazione diventa molto personale. Sappiamo che tu eri una scrittrice in erba, che volevi sensibilizzare ciò che portava il nome di Occidente sui problemi dei Paesi post-colonizzati, noi ti abbiamo scelta per questo, perché vedessi che non esiste più nulla di tutto ciò contro cui combattevi.” “la mia famiglia dov’è? Il mio compagno?” “non esiste più nessuno che conoscevi, abbiamo scelto membri di famiglie diverse per popolare questo mondo, la tua storia è cancellata”.
Agata non voleva credere a nulla di ciò che le stava accadendo, era ancora convinta di trovarsi all’interno di una allucinazione, o forse lo sperava.
Non sentiva nessuna disperazione per la notizia appena appresa, non riusciva crederci, semplicemente.
“Secondo voi cosa dovrei fare?” “solo ciò che vuoi” “se non esiste più nulla, come faccio a capire?” “puoi stare con noi per tutto il tempo che desideri, quando ti sentirai sufficientemente formata, potrai decidere se restare o andare”.
Continuava a non sentire nulla al di fuori della quiete interiore, non sapeva perché stesse continuando a parlare con quella persona, non sapeva cosa significasse ‘restare con noi’ ma le sembrava la cosa più sicura da fare, così, decise di accettare.
“Cosa devo fare se resto qui?” “nulla, in te hai già tutto, semplicemente esistere” “e come si fa?” “è la cosa più difficile che ci sia, servirà tanta pratica ma ti troverai bene”.
Notò di nuovo che comunicavano senza parlare, solo con il pensiero, ma ci stava facendo l’abitudine e non le sembrò poi così strano.
La nuova vita di Agata stava iniziando. Non sentiva nemmeno più freddo.
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