Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
Solo il presente ha cose
di RITA CANTALINO
Quando quel giorno il futuro arrivò, eravamo tutti distratti da un presente così ingombrante che non ce ne siamo accorti.
Le cose e le persone correvano veloci e tutto sembrava inserito in un meccanismo perfetto per cui, anche se andavamo avanti girando a vuoto, si aveva l’impressione di essere un perfetto ingranaggio di una megamacchina destinata a funzionare così, in maniera perpetua e costante.
Un giorno il futuro arrivò, ed era un granello di sabbia che viaggiando nel vento si infilò in un casuale movimento del meccanismo che iniziò a scricchiolare fino a che l’ingranaggio in questione, spinto sollecitamente dalla forza dell’abitudine, tanto forzò la mano che saltò via, in una imprevedibile e imprevista dimensione di libertà da ruote e condizionamenti secolari.
Chiunque abbia un minimo di comprensione delle dinamiche della meccanica può immaginare chiaramente le conseguenze dell’infausto evento: via via tutti gli ingranaggi si sentirono autorizzati a seguire il primo e così, rotellina dopo rotellina, tutte le convinzioni, le certezze, le abitudini e i dilemmi che stavamo da sempre chiamando presente, improvvisamente cambiarono nome, e divennero passato.
Il signor Nessuno quella mattina si svegliò molto presto, allungò la mano al comodino in cerca dei suoi occhiali-certezze ma più tastava, meno riusciva a trovarli. Continuando ad allungare il braccio, stava attento a non far cadere la lampada, e l’orologio, e il libro e il suo bicchier d’acqua, ma la dimensione di libertà in cui riusciva a distendere il suo arto lo insospettì al punto da destarlo completamente dal torpore che soleva concedersi prima inforcare i suoi vitrei filtri sul mondo. Spalancò quasi contemporaneamente gli occhi e una bestemmia, mentre si rendeva conto che tutta la sua sceneggiatura privilegiata aveva lasciato spazio al vuoto. Non c’erano gli occhiali, non c’era la lampada, non c’era l’orologio o il libro o un bicchier d’acqua. Non c’era nemmeno il comodino. Si sorprese nel riscontrare che anche il resto del mobilio della sua camera da letto era svanito nel nulla e si persuase di star vivendo una di quelle esperienze psichiche, ai più note come “sogni”, tanto più esortato nella convinzione dal fatto di riuscire a godere della propria vista senza il supporto ottico fino a qualche minuto fa agognato.
Il signor Nessuno si alzò dal letto, felice che l’oblio generale che aveva ingoiato il suo mondo avesse, al momento, deciso di risparmiare le pantofole, e indossatele cominciò ad aggirarsi per casa. Era vuota, completamente vuota, un foglio bianco, un albero spoglio, solo mura e solitudine.
Provò a spiare i rumori dei vicini per riscontrare lo sgomento di altre famiglie anch’esse risvegliatesi in locali carichi di eco.
Non poteva trattarsi di un furto, nessun ladro è talmente abile da svuotare un appartamento portando via ogni singola cosa senza che qualcuno si desti e dia l’allarme. Tanto più che questo pareva essere accaduto in ogni singolo appartamento del condominio e, cosa che riscontrò appena raggiunse la finestra, in ogni singolo condominio del comprensorio.
Cosa poteva essere stato allora? Come poteva essere possibile che tutto fosse stato inghiottito dal niente? Il signor Nessuno continuava a chiederselo quando, come sovente avviene all’improvviso, la sua mattinata fu trafitta dal ricordo del sogno che aveva accompagnato il suo sonno.
Si rese conto di aver dormito profondamente perché cullato dalla serenità che le sue sinapsi stavano ricamando: aveva sognato un’alba bellissima, luminosa e fresca, e nulla più che una collina familiare, una panchina su cui sedere in contemplazione, il mare in lontananza da cui la Stella della Luce si sollevava fiera e luminosa.
È l’alba, si disse. Adesso inizia il giorno e noi ne siamo i re.
Improvvisamente gli fu chiaro che lui, e ogni singolo altro essere umano, erano stati omaggiati dalla sorte nel ricevere in dono il più nobile dei privilegi: il trono sul futuro.
Non è un regno semplice il futuro, perché è un regno da fare da capo. Non ha capi di gabinetto, non ha una Costituzione, non ha un esercito a difenderlo e non ha saperi per guidarlo. Il futuro è una domanda e nessuno ne conserva la chiave. Proprio per questo, il futuro è il più affascinante dei regni: è un regno democratico, un paradosso politico per cui tutti e tutte regnano su ogni singolo giorno e su ogni aspetto.
Investito da questa esaltazione, il signor Nessuno si sentì in dovere di condividerla con il genere umano e già si vedeva, novello Zarathustra, vagare di casa in casa, di città in città, a raccontare a tutti quale onore stavano vivendo nel ricevere in consegna tale nobilissima eredità.
Uscì di casa in ciabatte e vestaglia, determinato a farsi largo tra la folla e a essa donare parole.
Le persone erano sparpagliate e da piccoli gruppi si sollevava un brusio confuso e interrogativo. Regnava lo sconcerto e una certa forma di spavento, le persone bisbigliavano come volendosi nascondere dall’oblio che, temevano, avrebbe potuto investire anche loro.
“Non era questo il sogno che sognavo!”, pensava di pensarlo, ma lo urlò a gran voce. Il brusio si spense e gli occhi lo guardarono; mentre la folla lo abbracciava curiosa della sua rivelazione, capì che non aveva epifanie da offrire.
Alla fine si illuminò di una consapevolezza nuova, che ambiva a consegnare come dono disinteressato, atto d’amore per il genere umano tutto e il mondo nuovo che si apprestava a nascere. Distese le braccia e cominciò a parlare: “Chi di voi - chiese urlando - sa costruire un tavolo?”.
Dalla folla si sollevarono mani e grida indistinte, le voci si sovrapponevano, schiamazzavano, lo investivano ricordandogli un movimento oscillatorio incantevole e costante, un meccanismo eterno e perpetuo che gli entrava nel cervello.
Guardava la folla e ne ascoltava le grida quando improvvisamente sentì un tonfo.
Allungando il braccio per spegnere la sveglia, aveva colpito la lampada che, rovinosamente, si era schiantata sul pavimento.
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