Le cose di dopo
Non aveva mai assaporato in pieno le cose che gli capitavano poichè nel momento stesso in cui queste accadevano, lui le trasferiva indietro nel tempo rendendole impalpabili e lontane, già come un perduto ricordo . Solo in tal modo riusciva a blandire le cose tristi , a difendersi da quelle dolorose e a custodire dentro di sè la meraviglia che sapeva cogliere in quelle belle.
Così gli succedeva sin da ragazzo. Quando nelle sere d’estate giocava a nascondino con la sua amata luna, che faceva capolino tra le nuvole, o quando febbricitante si addormentava al suono di antiche filastrocche, che gli aprivano oltre la buia stanza dedali di sentieri affollati di orchi e di avventure;oppure quando prima del Natale andava con l’amato cugino Federico a raccogliere muschio e vischio a “Munt-coppa”, tra le rovine di ruderi ove una volta, prima che il terremoto lo radesse al suolo, sorgeva il suo meraviglioso paese dalle cupole a forma di cipolla , di colore giallo oro e verde smeraldo, oppure quando si perdeva nei gorghi del suo magico torrente, tra morge bianche e calde, il canto di cicale e il profumo dei pini che incastonavano il ponte di Annibale che si specchiava nelle acque verdi di “burr vecchie”.
Anche in tali momenti viveva quegli attimi di apparente e chiassosa allegria come attutiti dal filtro del tempo già passato, riuscendo così conservarli intatti dentro di sé; come in una una lotta contro il tempo e contro la morte che ingaggiava quotidianamente perché Lin non aveva mai pensato alle “cose di dopo”.
In tal modo viveva la vita sempre con lo sguardo altrove, come un eterno esule, e per quanto tentasse di nasconderla agli altri, chi lo amava davvero riusciva a scorgere sotto il grappolo di capelli ricci che gli nascondevano gli occhi, una delicata malinconia per quelle cose che Lin sentiva svanire e consumarsi come fatui sogni. E così gli capitò anche quando a diciassette anni si innamorò di Anastasia, mentre la baciava sotto fiocchi di neve che cadevano sul loro viso, silenziosi e complici. Senza alcuna idea del dopo, non progettava in cuor suo alcun futuro, ma stava rievocando ciò che stava avvenendo come già un ricordo di una cosa svanita.
Come avrebbe mai potuto pensare alle cose di dopo senza sentirsi vile difronte all’attimo che gli veniva regalato dagli dei? e come avrebbe mai potuto essere così presuntuoso da immaginare che quella luna avesse continuato a giocare con lui allo stesso modo anche dopo?
Per tali pensieri, le cose gli piacevano solo prima che accadessero; come la vigilia di un giorno di festa, il desiderio del volto di una fanciulla sconosciuta intravista sorridergli dal finestrino di un treno in corsa .
Per Lin alle cose di dopo manca la poesia e lui senza poesia non poteva vivere. Assolutamente.

Ma se Lin avesse incontrato il Raggio Verde ?

A tale domanda Lin pensò che sarebbe stato giusto vivere sognando un ideale piuttosto che adattarsi ad una mediocre realtà e perdere ogni speranza e cosi decise che non avrebbe preso alcuna decisione finché non avesse visto il raggio verde, perché in cuor suo sapeva che quel tipo di visione non solo gli avrebbe regalato uno spettacolo stupefacente, ma gli avrebbe eliminato ogni possibilità di auto-inganno sulle vicende della vita.
Fu cosi che il venti di quel mese Li n - che sin da ragazzo primeggiava a costruire le sue “comete” e a gareggiare con i compagni a chi le facesse volare più in alto ed atterrare più lontane, oltre il torrent e - prese il treno e partì per un centro marinaro per assistere al festival di aquiloni, sperando in cuor suo che lì, sul mare, gli fosse davvero potuto accadere qualcosa di magico che gli avesse fatto desiderare le cose di dopo e con esso , per la prima volta, disegnare il proprio futuro.
Nessuno sa cosa accadde esattamente su quella spiaggia , anche se si dice che quel giorno Lin porta un cappello verde ed è felice.
Pasquale Capuano

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