Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

DOPO

di Claudio Sarmiento

Durante, una mattina accadde che nella stessa piazzetta dello stesso paesino iniziarono contemporaneamente i lavori per la futura apertura di due negozi, l’uno di fronte all’altro. In entrambi i cantieri fu affissa una tabella e la scritta che vi si leggeva riportava la medesima frase: “Stiamo lavorando per essere pronti, dopo, a fornirvi ciò che sicuramente vi servirà”. Non c’era bisogno di chiedere o di chiedersi: “dopo che cosa?”, perché era chiaro che il dopo a cui si riferivano le due tabelle era il dopo che tutti, dietro le mascherine, aspettavano con crescente ansia. Nessuno, però, era in grado di sapere cosa si sarebbe venduto nei due negozi. Un giorno il più anziano del paesino, anzi il meno giovane come lui amava definirsi, al quale molti compaesani erano andati a chiedere - nel rispetto del distanziamento e dopo aver tentato inutilmente di saperlo dagli operai impegnati nei lavori - a quali prodotti potessero alludere le frasi stampate sulle tabelle dei due cantieri, decise che era giunto il momento di recarsi personalmente in piazza per risolvere il mistero. Fu fortunato, perché proprio quel giorno i proprietari dei due futuri negozi stavano presenziando ai lavori nei rispettivi cantieri. Avrebbe chiesto direttamente a loro - ovviamente con la mascherina indossata e restando a debita distanza - e si sarebbe facilmente svelato l’arcano. Così fece, infatti, e dopo meno di un’ora sapeva già tutto. In piazza, nel frattempo, si stava radunando un po’ di gente speranzosa di essere messa finalmente al corrente. Il più anziano del paesino, anzi il meno giovane, avvertì i presenti che il pomeriggio stesso avrebbe condiviso sulla sua pagina facebook ciò che aveva saputo; un po’ per divertirsi a tenere gli altri sulla corda, ma soprattutto per evitare inopportuni e pericolosi assembramenti. Ci fu qualche timida protesta da parte di chi voleva conoscere subito come stessero le cose, ma tutto si calmò in fretta ed ognuno tornò a casa per pranzare e per poi mettersi davanti al computer. Ad arrivare alle tre del pomeriggio ci volle ben poco. Tutti collegati alla pagina facebook del compaesano al quale, evidentemente, l’età non aveva tolto il gusto della curiosità né quello di provare a tenere il passo con la modernità tecnologica. Ecco finalmente comparire sulla sua bacheca il messaggio tanto atteso. “Cari amici, come sapete oggi ho chiesto ai due futuri negozianti che inaugureranno i loro esercizi commerciali nella piazza del nostro paese, cosa venderanno e soprattutto come facciano ad essere così convinti che avremo sicuramente bisogno di tali prodotti. Ebbene, ecco come stanno le cose. Il primo mi ha detto che dopo questa tremenda pandemia, se abbiamo capito qualcosa, sicuramente vorremo essere più sicuri, più tutelati, più invulnerabili. A chi non piacerebbe. Per aiutarci in tal senso, egli ci venderà, dopo aver verificato di non aver concorrenti in paese, tutto ciò che secondo lui è indispensabile: recinti, filo spinato, muri prefabbricati e simili. Altro che mascherine! Mi ha rivelato anche quale sarà il suo principale messaggio pubblicitario: “Tenendo lontano gli altri, soprattutto certi altri, soprattutto gli altri che più altri non si può, la nostra sicurezza è garantita!” Il secondo, quando l’ho raggiunto, mi ha fatto intendere che conosceva il progetto commerciale del futuro concorrente e mi esposto il proprio. Mi ha confidato che a suo parere la pandemia che ci sta massacrando deve consegnarci la convinzione che i recinti e le chiusure sono più pericolose dei virus, perché tutti abbiamo bisogno di tutti. Lui venderà prodotti per orti e piccole coltivazioni, e a sua volta si affiderà a un messaggio preciso: “Ai nostri figli e ai nostri nipoti non dobbiamo dire: questo è il vostro orto, non fateci entrare nessuno, bensì: pensate a coltivare buoni frutti, guardate se nel vostro e negli altri orti c'è bisogno di aiuto e siate pronti e disponibili a chiederlo e a darlo." Ora, cari concittadini, sapete come stanno le cose. Ognuno di voi, com’è giusto che sia, si farà un’idea. Io la mia me la son fatta e ve la dico in questo modo: ormai i recinti e i muri - intesi come separazione dagli altri - oltre ad essere odiosi sono ridicoli perché basta un "invio" premuto sulla tastiera in qualsiasi angolo del mondo per raggiungere all'istante, senza nemmeno spostarci di un metro, qualsiasi altro angolo del pianeta. Esattamente come sto facendo adesso pubblicando queste poche righe unitamente a grandi abbracci - al momento virtuali - per tutti. Click: Invio.

 

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