Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
Sognando il Mondo del Sogno
di Lorelai
L’Ayers Rock. Piantato in mezzo al nulla, nell’arido deserto australiano. Lo vedo, da lontano, il blocco di arenaria rossastra che si staglia tra la polvere. Mi pare già di sentirlo, il caldo che fa evaporare dai pori l’ultima stilla di sudore. E’ autunno qui in Europa, l’aria inizia ad essere sgradevolmente umida. Pensare al caldo secco del deserto mi dà sollievo. Sono le 19.00 e sono ancora davanti al mio device, gli occhi si chiudono, Le meningi sono in sofferenza, lo sento. Mi verrà il mal di testa e in casa non è rimasta che mezza aspirina.
E’ da un po’ che non sento Luisa, devo assolutamente chiamarla. Certo non mi va di viaggiare da sola e in fondo è stata sua l’idea di andare in Australia. Voleva vedere i canguri, diceva ridendo. Ma io lo so che vuole scappare dalla casa del padre, dai fratelli che litigano per chi deve mettere benzina nella macchina che usano a turno, dalla madre che urla insulti sul pianerottolo perché è arrivata una bolletta da pagare troppo cara e poi piange.
Sì, ora la chiamo e sentiamo cosa mi dice. Non avrei pensato seriamente fino a qualche mese fa ad un cambiamento così radicale, ma le cose accadono e le decisioni vanno prese rapidamente. Cavalcare l’onda, è così che si dice, no?
Qualche anno fa pensavo che lavorare da casa mi avrebbe lasciato più libertà, invece queste mura sono diventate quasi una prigione. Non vedo l’ora di partire, di respirare all’aria aperta. Il suono delle notifiche sul cellulare continua con ritmo inesorabile e monotono. Gli straordinari ormai non si contano più. Chissà se nel deserto australiano c’è connettività.
Certo, siamo nel mondo villaggio, che differenza c’è tra vivere qui o dall’altra parte del globo? Stessi abiti, stesse scarpe, stessa musica. Razionalmente, nessuna, ma in alcuni momenti della mia vita l’irrazionale prende il sopravvento. E’ come un’onda che si rovescia sulle mie certezze e trascina sul fondo tutto quello che conoscevo prima. Da tanto tempo non provavo più questa sensazione, mi fa sentire ancora giovane e me ne sorprendo. I miei sensi sono incredibilmente vigili, reattivi, a dispetto delle meningi che, quelle sì, sono intorpidite.
Sono davvero stanca e devo ancora pensare a prepararmi una cena decente. Non ho nulla in casa e dovrò ordinare un delivery. Le mie gambe sono addormentate, incespico fino alla cassettiera che contiene il mio archivio dei documenti. Dove sarà finito il passaporto, quello nuovo, con il chip che contiene la mappa genetica?
Annaspo tra i raccoglitori ad anelli dove conservo ancora vecchie bollette delle utenze, manuali di elettrodomestici che non ricordo nemmeno di avere, tessere del supermercato e ciarpame di vario genere ma niente.
Mi prende un po' di ansia, c’è poca luce e i miei occhi sono stanchi. Riproverò più tardi, ora voglio solo cenare. Il cibo da asporto è notevolmente peggiorato negli ultimi tempi, è pieno di grassi idrogenati e zuccheri in quantità esorbitanti. A proposito, cosa si mangia nel deserto australiano? Ma ci sono cose più importanti a cui pensare, ora.
Devo concentrarmi sui dettagli, decidere cosa portare. Non voglio trascinarmi dietro bagagli pesanti. E poi il clima lì invita a liberarsi del superfluo. Mi tornano alla mente le immagini di quel vecchio film, quello dove l’aborigeno faceva da guida nel deserto che conosce palmo a palmo ad un occidentale…che scene, polvere rossa e pietre dovunque.
Il mio libro di Geografia delle medie, deve essere stato lì che ho visto per prime le foto della barriera corallina, dell’Ayers Rock, di Sidney.
Poi i racconti di mia madre sul dopoguerra, le speranze di chi emigrava in cerca di un riscatto. I progetti fatti con mio padre. Alla fine non ce la fecero a lasciare al paese da soli gli anziani genitori e ogni tanto nei loro discorsi affiorava un vago rimpianto, un “chissà…”.
Per me è diverso, non vado in cerca di una vita più agiata, di un riscatto sociale ed economico. Per me l’Australia è il richiamo ancestrale della vita selvaggia. Il deserto, l’immagine estrema della libertà. Voglio la mia occasione, devo fare almeno un tentativo.
Ho sonno, mi appoggio sul divano mentre aspetto Luisa. Tra poche ore l’aereo mi porterà nell’altro emisfero. Nello zaino ho messo pochi abiti comodi, il mio device, le cuffie, il cellulare, la carta di credito, la tessera sanitaria internazionale. Lavorerò da remoto per qualche mese, poi allo scadere del contratto si vedrà.
Ho tempo sufficiente per esplorare il continente australe, cercare un modo di vivere diverso, misurarmi con i miei limiti. L’Ayers Rock col suo immaginario mitico, i racconti sul “Mondo del Sogno” mi hanno raggiunta chissà da dove, risvegliando il desiderio di una vita ormai perduta.
Squilla il telefono, è arrivata Luisa, scendo subito.
Devo fare in fretta prima che faccia di nuovo giorno. Lo sanno tutti che i sogni non resistono alle luci dell’alba.