Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
Luci e ombre
di Collelungo
Erano seduti insieme davanti al fuoco, l’uomo dalla barba grigia, i lineamenti provati da anni di fatiche e la corporatura magra ma non esile; e vicino a lui il ragazzo, con i capelli arruffati, un accenno di peluria sul volto e gli occhi pieni di curiosità.
Aveva ritrovato un diario quel giovane, un oggetto per lui insolito, visto che da anni nessuno scriveva più. Il nonno invece era una persona importante nel paese. Era uno di quelli che sapeva leggere la Lingua, uno degli ultimi ad aver frequentato le scuole, prima della Catastrofe; prima che tutto il mondo venisse sconvolto.
L’uomo carezzava delicatamente il diario dalla copertina rigida di colore verde, il cui logo ormai non si leggeva più, forse consumato dagli anni. Con le dita però riusciva a sentirne la superficie ruvida.
‘Nonno, cosa è?’, chiese il ragazzo allungando le mani verso la fiamma che si manteneva vigorosa.
L’uomo scorse le pagine e sorrise: ‘Il mio diario… erano anni che lo credevo disperso.’, ed ebbe un attimo di commozione. ‘Dove lo hai trovato?’, aggiunse con un sorriso.
‘Era in cantina, dentro una cassa. Insieme ad altri come questo. Ma più belli.’
‘Più belli?’, chiese con curiosità l’uomo.
‘Sì, hanno immagini colorate, tutte diverse. Volevo vedere cosa ci fosse in alto, ma sono caduto e sulla cassa, che era coperta di tante altre scatole.’
‘Tua madre…’, scosse la testa e sorrise. ‘Ha conservato le mie cose.’
‘Cosa sono quei segni che leggi?’
‘La nostra Lingua, figliolo.’
‘Solo tu leggi ancora, nonno. Perché tu sei nato prima della Catastrofe. Io non riesco a immaginare il mondo come era allora. Gli amici dicono che a quei tempi non si faceva granché.’
‘E che cosa ne sanno?’, disse con una freddezza mista a rabbia. ‘Cosa ne sanno loro della bellezza, della vita che si faceva, se neanche i loro genitori se la ricordano?’
Il ragazzo si accorse che il nonno aveva della rabbia dentro e gli chiese: ‘Te la senti di raccontarmi come è andata, nonno?’
L’uomo richiuse il diario e dopo qualche secondo parlò: ‘È una storia lunghissima, ma cercherò di essere breve. La nostra vita era una meraviglia, o per lo meno lo era quando io ero giovane. Si usciva, si conosceva gente, si andava a prendere un caffè. Andavamo a scuola, avevamo lezioni di tante materie. Ognuno di noi aveva sogni, aspirazioni, speranze. Avevamo quella che si chiama una coscienza, libertà di pensiero e di espressione. Potevamo riunirci a parlare di politica, ambiente, partecipare a manifestazioni, scioperi. Avevamo un mezzo chiamato telefono, con cui comunicare anche con persone lontane. Ci davamo appuntamento e si usciva, qualche volta anche con una ragazza che ci interessava particolarmente. Il lavoro iniziò a scarseggiare dopo una brutta crisi economica e già lì iniziarono i primi segnali che il mondo stava cambiando. Tutti noi avevamo coscienza che l’ambiente era un tema importante, ma non facevamo abbastanza per curarlo e preservarlo. Un bel giorno, avvenne che a distanza di cento anni da una terribile epidemia di febbre, un virus iniziò a circolare. Una infezione subdola, che inizialmente pensarono di tenere a bada con un vaccino. Ci furono momenti tragici e molta gente moriva per le complicazioni di quel male che li consumava anche in breve tempo. Si pensò che tutto fosse finito, quando con il vaccino le cose in apparenza tornarono quasi alla normalità. Poi, avvenne che un folle visionario, un dittatore che in apparenza sembrava un capo di Stato qualunque, allineato con le grandi potenze internazionali, di nascosto aveva ordinato la costruzione di un ordigno segreto. Solo poche persone sapevano di che cosa si trattasse. Per cui, quando venne lanciato quel missile nell’atmosfera, tutti pensarono che si trattava del solito satellite per le previsioni del tempo. Non era così. Esplose con una forza incredibile, ma non recò danni all’ambiente o alle persone. Una onda elettromagnetica di tale portata ebbe la forza di oscurare tutto il nostro pianeta, nell’arco di poche ore. Niente più luce, niente più linee telefoniche, niente più connessione. Niente. Da allora, siamo come nella Età Moderna, alla luce delle candele e del fuoco.’
‘Scusa, nonno. C’è una cosa che non capisco. Se tutti quegli strumenti sono rimasti inutilizzati, qualcuno li poteva far funzionare no? Tu hai scritto un diario, hai quei libri. Anche altre persone li avevano, no?’
Il nonno sorrise e disse: ‘Sai cosa fecero? Resero schiavi tutti, con gli apparecchi telefonici. Nessuno leggeva più, nessuno si informava o voleva sapere niente, a parte le frivolezze. Solo foto e frasi ricopiate. Nessuno aveva più un pensiero. Il virus man mano aveva tolto di mezzo le menti più brillanti della cultura e i governi stavano attuando la politica di rendere tutto digitale, in rete internet. Niente più libri di carta, capisci? Tutti divennero ignoranti e deboli. E quando un popolo è ignorante, è più facile asservirlo e addomesticarlo. E se non legge, non crea danno. Serve solo da gregge per gli esperimenti di quella classe al potere che ha una ricchezza tale da fare ciò che vuole.’
‘Allora, cosa viviamo a fare? Perché non hai fatto conoscere quello che sai a tanti altri?’
‘La Polizia mette in galera i ribelli, coloro che sanno. Sai quanta gente è sparita e di essa non si sa più nulla? Migliaia e migliaia.’
‘Voglio imparare a leggere e capire, nonno. Insegnami.’
‘Sono orgoglioso di te, figliolo. Ma sappi che ti aspetta una vita durissima, se lo fai.’
‘Sono pronto.’