Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

-4HRT56-

di Manuela Del Gallo

Anno Domini Duemilacentoventi o - come dicono adesso - Anno Dominae. Io sono Numero 4HRT56, sono nato nel duemilanovanta nella maniera tradizionale. Uno degli ultimi ad essere nato dall'utero di una donna, ovviamente con inseminazione artificiale. Sono rinchiuso in una cella e aspetto la mia ora.
“Correva l'anno duemilaventi, il Coronavirus aveva appena cominciato lo sterminio del popolo Cinese, i ghiacciai si stavano sciogliendo, avevamo pochi anni per fermare l'estinzione di massa che ci stavamo autoinfliggendo.
L'inizio della fine è stata una canzone, una fottutissima canzone. Una trasmissione nazional popolare, un cantante dal talento discutibile, un testo delirante su uno stupro. Un hashtag. Un maledetto hashtag.
Le donne sono insorte, tutte. Hanno cominciato a rivendicare il loro posto nelle istituzioni: “Noi possiamo salvare il mondo!” diceva a gran voce a Natale duemilaventi la nuova Presidentessa degli Stati Uniti d'America. Si attuarono politiche green in tutti gli stati del mondo, il petrolio fu bandito come combustibile, la terra rifiorì, le api tornarono a ripopolare la terra e gli scienziati ricostruendo il DNA delle specie estinte, riuscirono a ridare vita a molti animali di cui si era persa ogni traccia.
Il mondo era davvero cambiato, le donne avevano ragione, loro stavano salvando il mondo.
Andava tutto così bene che nei posti di potere tutti gli uomini furono sostituiti. Le nazioni prosperavano e gli scambi avvenivano in un clima di pace. Nel duemilacinquanta il surriscaldamento globale scongiurato, gli atti di terrorismo erano diminuiti del settanta per cento a livello globale e la vita media si era allungata di dieci anni.
Ogni nazione aveva una presidente donna, ogni città un sindaco donna, in ogni multinazionale, ospedale, ufficio pubblico, in ogni ufficio privato o negozio, i posti di potere erano occupati da donne. Il mondo era più bello, più efficiente, più salubre.
Un giorno hanno stabilito che gli uomini fossero più dannosi che utili, visto come andavano le cose hanno deciso di accantonarci. Ogni minimo desiderio di realizzazione personale per noi uomini era bandito. Non potevamo studiare, cercare lavoro, scegliere di farci una famiglia. Tutto era destinato alle donne, la nostra unica funzione era riproduttiva.
Il coito era stato bandito nel duemilasettantacinque, quando un uomo ha osato avere un orgasmo durante il rapporto.
Sono vissuto con mia madre fino alla pubertà, sono stato nutrito, coccolato, cresciuto con le migliori cure fino alla prima polluzione notturna.
Quella mattina mia madre è venuta a svegliarmi, ha visto la macchia sul letto e senza dire una parola fece una telefonata.
<<È contaminato!>> disse. Mi ha preparato una valigia con qualche mutanda, dei calzini due paia di pantaloni e due maglioni.
Le ho chiesto perché, lei mi ha risposto: <<Sei nato col DNA sbagliato.>>
Mi ha accompagnato alla porta dove mi aspettavano le guardie armate - ovviamente donne - che mi portarono nella “Casa degli Uomini”.
Nessuno mi aveva mai detto nulla, in un attimo sono stato rifiutato da mia madre, dalla stessa donna che mi ha dato alla luce e che mi ha allattato al seno. Con una valigia nera, senza un bacio, senza una lacrima.
Sono entrato nella casa degli uomini nel duemilacentotre.
Appena entrato sono stato denudato, ispezionato in ogni parte del mio corpo, sterilizzato e mircochippato. Hanno preso la mia valigia e i miei indumenti - l'ultimo ricordo di mia madre - e li hanno sostituiti con una tuta bianca di cotone, fabbricata per mantenere una temperatura costante del corpo per non surriscaldare i testicoli, l'unica cosa per la quale eravamo ancora utili.”
Vi chiedete perché sono qui? Me lo chiedo anche io. Ovviamente è una domanda retorica la mia, io so bene qual è il mio crimine. Un giorno ho incrociato lo sguardo di una donna, una sentinella del turno del pranzo. Era bellissima. Bionda, occhi verdi, mani con le dita sottili e un corpo fantastico.
Ho avuto un'erezione.
Ho cercato di coprirmi il pene con le mani, mi guardavano tutti impauriti, cercando di coprirsi gli occhi per non cadere in tentazione, mi sentivo scoperto, nudo, braccato. Avevo gli occhi delle donne di guardia addosso e mi guardavano con sdegno. Mi hanno preso di peso e mi portato in una stanza bianca.
Mi hanno obbligato a spogliarmi, a masturbarmi davanti a loro e a depositare il mio sperma in una provetta. Dopo mi hanno picchiato i manganelli e rimandato nella sala da pranzo.
Io ero un monito. Non dovevo disperdere il seme. Non dovevo provare piacere.
Nonostante tutto quella notte ho continuato a pensare a quella donna bellissima, e le ho scritto una poesia che non le avrei mai dato.

Sorgi amore
tra le mia braccia impure
arrenditi ai baci
alle carezze
ti guardo il cuore e le cosce
bianche
come un giglio

Il mio compagno di cella l'ha presa e data a una guardia. Sono stato incarcerato quella notte, senza un processo, senza potermi difendere.
Ora sono venuti a prendermi per portarmi a morire.
Percorro quei metri di solitudine e paura pensando a mia madre. Amore mio, quanto vorrei abbracciarti adesso. Tu che mi hai dato la luce mi hai condannato alla morte. Io non sono pronto, non sono preparato, ho amato solo te, ho baciato solo te, ho succhiato solo dal tuo seno.
Entro nella stanza e vedo lei. La donna della poesia che mi infila gli aghi nel braccio. Bella come la madonna, come la mia mamma.
<<Numero 4HRT56, hai qualcosa da dire prima di morire?>>
<<Erano solo parole!>>
Buio.

 

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