Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
Margherita e Celeste
di Maria Daniela Falco
Margherita non era semplicemente una bambina, era una creatura incantata. Da sola nel bosco, intratteneva conversazioni con gli animali, con gli alberi e coi fiori; spesso intervenivano anche il sole, la luna, le stelle e il mare, esseri che lei considerava divinità naturali. E con loro si divertiva e rideva. A volte cantava.
Aveva un amico più amico degli altri, un piccolo essere proveniente da un altro pianeta che era capitato sulla terra per sbaglio, a seguito di una errata manovra di deallontanamento del comandante Argo. L’essere aveva solo un occhio e una grande bocca; le sue gambe e braccia erano molto più lunghe del suo busto, ed erano elastiche. Non conoscendo il sesso, Margherita aveva stabilito che fosse una donna e l’aveva chiamata Celeste. Non aveva sorelle e la trattava come se lei lo fosse.
Celeste viveva nel bosco; ogni volta che incontrava Margherita, l’abbracciava e, grazie ai suoi arti elastici, la avvolgeva completamente. Margherita si sentiva protetta. Insieme, trascorrevano il tempo passeggiando e raccontando storie. Margherita e Celeste parlavano lo stesso linguaggio degli dei.
Man mano che Celeste cresceva, diventava sempre più accattivante e la Dea Luna, dell’altro mondo, se ne innamorò. Le mancava il quarto essere stravagante per completare la sua collezione.
«Lampi e tuoni, fulmine e saette, or dunque chi è la Dea più potente?», urlò la Dea Luna al gatto magico.
«Sicuramente Lei, o mia Dea» ammiccò furbamente il gatto leccandole le dita dei piedi nudi.
«E allora, perché resti fermo? Vai e portami Celeste», ordinò la Dea lasciandosi crollare sulla sedia di vero pelo rosso.
Il gatto magico iniziò a correre saltellando sulle nuvole per non affondare troppo la mente e il corpo dentro le tenui striature di quelle uova montate a neve. Ansimava, mentre perle di lacrime solcavano le dune delle sue pallide gote; aveva più volte conversato con Margherita e sapeva che sottraendole Celeste, le creava dolore.
Con l’inganno, convinse Celeste a seguirlo fino al ponte di luce per il passaggio all’altro mondo. Un tentennamento del gatto fece percepire il raggiro, e Celeste scappò. Nella foga della fuga inciampò e cadde in un ruscello. Di lei, non si seppe più nulla.
La Dea Luna ritenne il gatto colpevole dell’accaduto, gli tolse i poteri di attraversare i mondi e lo punì mandandolo definitivamente sul pianeta Terra.
Intanto Margherita non si dava pace. Non riusciva a metabolizzare la scomparsa di Celeste e per mesi rimase nel bosco ad aspettare.
Una notte Margherita fece un sogno. Vide Celeste banchettare a nozze con il Dio Sereo, il padrone del male. Durante il banchetto, lei accettava l’anello infuocato con su scritto: A Celeste, la Dea Cattiva. Matida di sudore, Margherita si era svegliata di soprassalto. Possibile che la sua Celeste avesse abbracciato gli inferi?
«Devo andare, partire, controllare. Celeste non può essere la sposa del male; se poi fosse tutto vero, la devo strappare da Sereo e riportarla sulla terra del bene», questo aveva detto ai suoi amici fantastici mentre, piena di speranza e coraggio, aveva abbracciato il suo zainetto pieno solo di zucchero e un panuccio e si era messa in viaggio.
Margherita non sapeva dove andare e cosa fare. Si ritrovò di sera ai confini del bosco; esausta, si sedette su un tronco di albero morto e iniziò a singhiozzare. Il gatto magico la udì piangere, e, poiché si riteneva responsabile, decise di aiutarla a ritrovare Celeste.
Utilizzando il linguaggio degli Dei, il gatto magico condusse Margherita al ponte magico. La lasciò sul ciglio della porta e scomparve. Margherita s’incamminò sola e spaventata lungo un sentiero buio, illuminato solo da piccole e deboli candele. Da lontano vide la luce di un Castello e con rinnovato entusiasmo, accelerò il passo. Arrivò trafelata e restò attonita: un guado intorno ne impediva l’accesso. Margherita d’impeto urlò il nome di Celeste. Nessuna risposta. Si accampò sul terriccio e continuò ad urlare il suo nome per molti giorni a venire. Tra freddo, paura, fame e sete, iniziò lentamente ad appassire.
Ardea, la madre di Sereo, ebbe compassione di lei e convinse il figlio a lasciare andare Celeste. Sereo, a malincuore, acconsentì a patto che Celeste non vedesse il viso di Margherita se non dopo la porta magica alla fine del ponte.
Celeste fu bendata e con l’aiuto di Ardea, raggiunse Margherita oramai ridotta allo stremo. Appena Margherita la vide, il suo cuore ebbe un fremito di gioia, ringraziò la Dea madre e, seppur claudicante, guidò Celeste per il bosco nero. Giunte al ponte magico, con le ultime forze lo attraversò tenendola per mano. Prima di varcare la soglia della porta magica, si fermò a recuperare le energie. Bastò quell’attimo che Celeste si staccò da lei, sciolse la benda e vide il viso di una Margherita stanca e vecchia. Un ultimo languido sguardo e Celeste scomparve. Margherita, per il forte trauma, cadde a terra e morì.
Celeste era una principessa che proveniva dal pianeta Malamer, il pianeta del Male, e aveva come prova, per diventare Regina e sposare Sereo, quella di condurre un essere umano alla morte. Non una morte qualsiasi, una morte per intossicazione dell’anima. Infamia, questo era il suo vero nome.
Rientrata a Malamer, Infamia si preparò alle nozze. Non si sentiva però felice, le sue notti erano diventate infuocate, perseguitate dall’immagine di una Margherita morente. Di giorno poi, il rimorso e il pentimento, come aghi acuminati, picchiettavano a sangue il suo infame cuore. Perché, seppur malvagio, Infamia aveva un cuore. E Margherita aveva lasciato una piccola ferita di bene che sanguinava copiosamente.
Il giorno delle nozze, dopo lo scambio di fedi, Infamia ebbe un a visione. Margherita era lì in piedi che la osservava mestamente. Un ultimo languido sguardo e Infamia/Celeste scomparve. Di lei, più nulla si seppe a Malamer.
Si sente ridere sul pianeta Mortimer. Celeste racconta e Margherita canta.