Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
UNA SERA, AL MERCATO
di Nicolò Cavicchi
Gli extraterrestri atterrarono a Collatina e si nascosero in una fabbrica di assorbenti fallita.
“Ecco, questo è il posto perfetto dove attendere l'arresto!” si lamentò Ogglablag, estendendo un occhio telescopico fuori dal buco nella finestra, esito di una sassata vandalica, e osservando il vicolo deserto con fare paranoico.
“Chiudi le bocche, Ogglablag!” lo rimproverò Qithveth, mentre spediva un messaggio criptato a un falsario di documenti, ubicato a sei parsec di distanza. “Qui siamo fuori dalla giurisdizione dell'Unione Astrocratica! Gli sbirri non rischieranno un incidente diplomatico con Uxtar.”
Bpi, un larquiano dagli occhi sporgenti e strabici, grande quanto una delle numerose scatole accatastate alla rinfusa per tutto l'edificio, si voltò verso Qithveth con la sua solita espressione istupidita.
“Chi?” domandò il rapinatore pluriomicida.
“Uxtar, vassallo dell'Imperatore Sarduan. E questo sistema solare, a insaputa dei suoi abitanti, rientra nel feudo.”
“Ah.” replico' Bpi monosillabico. “Cos'è un feudo?” chiese poi, ignorato da tutti.
“L'avete impiantato il traduttore?” si accertò Wadwad -ladro di bestiame e tatuatore senza licenza- mentre stendeva la sua tuta da carcerato su un nastro trasportatore, per asciugarla dai cristalli di ghiaccio.
“Lo odio questo coso, è troppo grosso per le mie branchie! E poi c'è un'interferenza, un brusio insopportabile...” esclamò Sajak -noto truffatore- stuzzicando le pieghe sul retro del cranio.
“La sento anch'io. La popolazione autoctona lo chiama, mmmh...” si apprestò a informarlo Piddat, leccandosi le labbra verdi e consultando una vecchia enciclopedia della Via Lattea Orientale, redatta prima della Riconciliazione con l'Occidente. “... Ra... Ra... Radio... Ma... Ria....”
“E che squatwop è?” chiese di rimando l'anfibio.
“E io che ne so!” confessò il rocker, arrestato per rissa e assunzione di un intero carico di stupefacenti.
“Speriamo di non doverlo usare.” si augurò Qithveth. “Sarebbe meglio non comunicare con i nativi.”
“Per quale motivo?”
“Sono gia' venuto su questo pianeta. Circa cento anni fa, nel pieno di una pandemia... Fortunatamente era periodo di quarantena, ma durante uno scambio di merci incappai comunque in una coppia di esemplari.”
Mentre narrava la sua disavventura, Qithveth -condannato a settanta ergastoli per terrorismo, estorsione, spaccio internazionale e altri reati inesistenti nel codice penale terrestre- premette alcuni tasti della sua olocamera e fece apparire un'immagine tridimensionale a colori degli esseri umani in cui incappò.
La proiezione fu accolta da sussulti di orrore.
“Oh Acarah!” invocò Sajak, facendosi il segno del rombo.
“Sono disgustosi!” gli fece eco Oggalblag, ritirando gli steli degli occhi nel cranio.
“Hanno solo due occhi! E quei denti squadrati... E quello schifo cos'è?!” chiese Jokko, un liml ingiustamente incarcerato per parricidio, indicando gli organi genitali della coppia nell'atto della penetrazione. Le antenne gli fremevano per la ripugnanza e la paura.
“Non vuoi saperlo.” lo tutelò Qlithveth, risparmiandogli la tremenda rivelazione. “Fatto sta che sono altamente aggressivi. Uno di loro mi sparò con un'arma molto rudimentale. Me la svignai da questo pianeta. Fu un veterinario a tre parsec da qui a salvarmi. Sennò a quest'ora sarei stecchito. Quindi, no, non vogliamo incontrarli.” concluse il dinamitardo pancosmista.
Al termine della storia, tra i fuggitivi calò un silenzio teso.
“Ciao!” li salutò un drone, spuntato all'improvviso da un'ingresso di servizio.
“Aaaah!” gridò Sajak.
“Avete il ciclo e non riuscite a trovare un assorbente che vi soddisfi? Lines è cio' che fa per le vostre esigenze intime! Con le sua ali ultrasott-”
“Aaah!” urlò Jokko, sparando un colpo di kinobolt contro la sfera fluttuante.
Un pezzo del robot pubblicitario si staccò. Il drone volò via dal rudere, continuando a recitare il suo spot, alterato dal danno subito.
“Vieni qua!” gridò la vittima del sistema giudiziaro ekaraniano, inseguendolo e agitando l'arma.
“No! Aspetta!” provò a fermarlo Qlithveth, invano.
Sajak fece per raggiungere l'amico, prima di venire trattenuto da Piddat.
“Che cosa pensi di fare, idiota?!” lo scosse il rocker che, di tutta risposta, ricevette una spinta.
“Al Wabary! Sarà anche un pivello sprovveduto, ma io non l'abbandono!” dichiarò, lanciandosi in una corsa a perdifiato.
Gli si accodarono immediatamente gli altri, lasciando la vecchia impresa al suo abbandono.
Fatta eccezione per Bpi, intento ad assaggiare e poi risputare pezzi della sfera.
Qlithveth e Piddat emersero per ultimi nel mondo degli umani, pronti al peggio.
Non furono preparati a ciò che videro.
Aggirandosi allucinati per il mercatino, i due extraterrestri furono fermati da una coppia.
“Ao! Begli occhi frate'!” li complimentò il maschio.
“Guarda che ali ha questo qua, amo'!” osservò la femmina che lo seguiva.
“So' belle 'na cifra! Ma volano?” chiese poi il tipo.
Il polistrumentista al centro di mille scandali si sporse verso l'agitatore di popoli.
“Sono stati conquistati?” bisbigliò, sgranando il grappolo di occhi, simili a bolle di sapone.
“Non ne ho idea...”
“Calcola che mio cugino se l'è fatte 'e ali e ha provato a buttarsi dar tetto dell'ospedale psichiatrico. L'avemo raccolto co' a' pala.” proseguì l'uomo.
“Che vi siete tolti i ggenitali? Che storia! Io so' passata a donna settimana scorsa! Moh pero' me so' stancata e me sa che er mese prossimo me rimetto er coso. Pero' oh, 'e zinne me 'e tengo, sai?” dichiarò la donna, tastandosi il seno e ridendo.
“'Namo, venite co' noi che ce sta un'estetista ggenetico qua dietro che te fa 'a pelle di colori assurdi!” li invitò lui.
E così, i fuggiaschi ebbero la prima vera esperienza della loro nuova casa.
Gli abitanti erano talmente avvezzi a cambiare aspetto, giocando con la biologia e con il loro corpo, come fosse un'opera d'arte, che mai si posero il problema della provenienza di quei fuorilegge.