Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
BIGLIE
di ALT
Come erano arrivati sin lì?
Non lo sapevano.
Stavano semplicemente inseguendo una biglia di vetro, di quelle che una volta i ragazzini usavano sulle piste in riva al mare. Per lungo tempo era stato uno dei giochi preferiti in estati lontane.
Incastrata vicino al fondale, quella sfera venata d’arancione rifletteva i raggi del sole mossi dalle onde, restituendo gli stessi colori di un pesce pagliaccio che interdetto stava lì a guardare. Poi, trascinata dalle correnti, era rotolata via.
Gim e Popsy, trepidanti come i loro 13 anni, si erano messi a rincorrerla, attratti da qualcosa di magico e irresistibile. Come quel giorno, martedì 24 dicembre 2120, che per loro era già un incantesimo.
Lui, due dita di gel sulla zazzera ribelle, agghindato come un damerino, la camicia a quadri sotto il maglioncino giallo, i jeans scoloriti, le Stan Smith nuove ai piedi e il cuore in subbuglio.
Popsy, con i leggins e gli scarponcini neri, il dolce vita come una cucchiaiata distratta di panna sul collo, le trecce bionde, due occhi verdi in mezzo alle lentiggini.
Il loro primo Natale insieme, erano usciti per i regali. L’avevano deciso quella mattina sui banchi di scuola. Avrebbero indossato un capo identico, un bomberino bianco, di quelli imbottiti e corti in vita. Un gesto che era due cose. Una dichiarazione al mondo, dopo la loro, e il piccolo pegno di un sentimento che provavano e del quale non conoscevano ancora le generalità.
Passeggiavano dalle parti del centro. Tutti i negozi diffondevano una canzone sulla cui età, centocinquanta anni, nessuno avrebbe scommesso un soldo. Inner City Blues di Marvin Gaye.
Non succedeva solo in quei giorni di festa, c’era sempre musica. Anche di notte. Nei quartieri popolari, dentro le case. A scuola. Negli ospedali, allo stadio. Anche nelle chiese. Il genere giusto al giusto volume. Così nessuno si lamentava, anzi.
Nell’universo subacqueo le città portavano nomi di libri. La loro si chiamava L’estate che sciolse ogni cosa. Le insegne toponomastiche delle vie erano poesie. Un verso per palazzo, al posto del numero civico. Prima di quell’incontro sorprendente, stavano percorrendo via I Limoni.
L’incoscienza, il clima di festa, la gioia delle mani intrecciate e i loro sguardi avvinti. E così, sulle tracce di quella biglia colorata, si erano ritrovati senza accorgersene su una lingua di sabbia asciutta e arida.
Piccoli atolli affioravano come cicatrici ai bordi dell’universo acquoreo. Resti alla deriva, come fossili delle cose di prima, disabitati e spaventosi.
Gim, turbato, e Popsy, più temeraria, trattengono l’ultimo respiro e si avventurano fuori dal mare. Così in apnea potranno resistere al massimo un minuto.
Subito li avvolge un caldo infernale, nonostante il sole sia opaco, stinto. Il cielo è una lastra torrida di ardesia. Lasciano bomber, maglioni e scarpe sulla battigia. Si accorciano le maniche, tirano su gli orli, ma l’afa è insopportabile.
È lei a rinvenire la biglia fuggiasca sul fondo di una buca, di quelle che un tempo scavavano i granchi fantasma.
I pochi lembi di pelle scoperta iniziano a bruciare. Anche la biglia è rovente, sembra liquefarsi. Popsy la stringe fra mani, come la seconda promessa di quel sentimento ignoto.
Gim è inginocchiato lì a fianco, paonazzo e con il diaframma impazzito. Grattando uno strato di sabbia rappresa, lei scorge un vecchio quaderno. Un ultimo sforzo e porterà via anche quello. Gim vorrebbe urlarle di sbrigarsi, ma quel mondo arroventato, smarriti silenzio e parole, non ha più suono.
Ci prova con tutta la forza e la disperazione. Niente. Non esce niente.
Giusto un attimo prima della sincope, la strattona. Lei vede Gim stravolto, lo segue.
Scavando si è graffiata la punta del dito medio. Gocce di sangue scivolano sulla superficie liscia della biglia e, poi, sulla sabbia che le risucchia con uno sfrigolio frizzante e sinistro.
Si rivestono e, appena entrati in acqua, si tuffano. Sembrano storditi, faticano a riprendersi.
Poi un nuovo primo respiro e, finalmente, possono guardarsi felici.
La biglia da vuota e trasparente riacquista colore. Popsy la lascia libera, mentre dal quaderno si stacca il primo foglio che plana su un corallo.
Lentamente si ricompone una frase.
Natale 2020
La Bellezza salverà il Mondo.
La Bellezza è Parole e Musica.
Quando la Musica e le Parole saranno irrimediabilmente perse al Mondo, le salverà il Mare. Saranno loro le prime cose di dopo.
Le più importanti.
Gim e Popsy sono al loro primo bacio. Lungo e incurante del tempo.
Stranamente nervoso, è Gim a staccarsi per primo. Le sussurra: “Si è fatto buio, scusami, ho paura che non riuscirò a prenderti il regalo”.
“E invece ce lo siamo appena dati, il nostro regalo più bello. Non credi?”.
Lui ci resta un po' male e tenta un guizzo sfrontato: “Allora ne voglio subito un altro, e tu?”.
Tutti i pesci pagliaccio adesso danzano intorno a loro.
Sembrano sorridere e fischiettano un canto sconosciuto, mentre palleggiano con quella biglia traslucida e scintillante, che, all’improvviso, prima si trasforma in una stella cometa e poi esplode in miliardi di fiocchi di neve.
La prima nevicata sotto il mare.
Ma quella era la notte delle prime volte.
Gim e Popsy scorgono in lontananza una slitta che scivola sicura nel ventre delle onde.
Alle redini, dietro una montagna di sacchi accatastati, c’è un uomo vestito di rosso.