Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Pezzi di memoria

di Michele Lamacchia

Il tipo, che diceva di chiamarsi una volta Jean Claude, un’altra Duchamp, un’altra Gérard o Depardieu, mi ha appena chiesto venticinque franchi per la micro-consumazione e altri sedici per la lettura.
«Mi pare un po’ troppo, monsieur», dico ancora con la bocca di crème brûlée, quasi senza alcuna voglia di polemizzare. «Per dessert e pochi minuti di pagine stropicciate, lei mi sta chiedendo quasi quaranta franchi…»
«Quarantuno, per l’esattezza», mi corregge l’ometto a righe, irrigidendosi sotto il baschino. «Dimentica il gelato al gusto pomodoro che ho provato a farle assaggiare!»
Il vivace signore, ora Luc ora Père-Lachaise, tira a sé il bicchiere e il piatto con le briciole. Si volta e scompare, imboccando l’entrata del locale.
Il gelato al pomodoro è un’idea che non posso proprio concepire, come la pizza all’ananas provata a Soho. Cielo! Il Signore del Buongusto mi fulmini!
Scuotendo la testa caccio i fantasmi di quell’orrore, cercando in tasca dei soldi con i quali pagare il commovente CROCK! dello zucchero caramellato e anche l’oblio di quell’attentato alla mia sensibilità di degustatore mancato, con buona pace della mia e della nostra Recherche.
C’è un gran viavai di passanti e di varia umanità. Sto studiando Montale che studiava Proust e avevo bisogno di un punto d’osservazione che potesse permettermi di catturare la vita che mi scorre davanti per dirottarla nel libro che voglio scrivere. L’ho trovato, perfetto, in quell’incrocio, al riparo dal traffico e dal rumore, con uno squisito profumo di forno a stuzzicare il naso.
«Diamo tempo alla memoria di compiere il suo primo e più impellente ufficio: dimenticare», ripeteva da giorni il poeta nella mia testa.
Sentivo l’urgenza del messaggio che spingeva contro la necessità della scrittura. E come Proust mi sono chiesto se nel mistero di quei volti dalle abitudini e dai vissuti così lontani dai miei, mi sarebbe mai stato svelato il senso del tutto, se avrei mai potuto comprendere i frammenti di vita presenti nelle espressioni dei passanti. La percezione del tempo che condiziona la loro vita, che traccia il sentiero narrativo che dal passato, attraverso il presente, conduce nel futuro. Della fiorista col grembiule zebrato, gli orecchini a cerchione e i capelli cotonati, tutto concorre alla costruzione del futuro: le sensazioni corporee, le percezioni sensoriali, l’attività mnemonica, le emozioni, l’autocoscienza, la capacità di organizzare e pianificare tale futuro nello spazio intorno a Sé. Tutto in un fiore.
«Il tempo di cui disponiamo ogni giorno è elastico, le passioni che proviamo lo dilatano, quelle che ispiriamo lo restringono e l’abitudine lo colma.»
Ogni giorno guardo quei volti passarmi davanti, distratti e concentrati nelle proprie inconsapevoli costruzioni e mi perdo nell’idea di quante sensazioni, emozioni, ricordi, aspettative e sogni contengano. Registro ammirando l’estetica del “volto che fugge”, quel volto che nasconde la vita intera di un essere umano. Macchine sofisticatissime, ciascuna con la propria, unica chiave di decodifica. Ciascuno con una individualità irripetibile.
Il signore col basco mette il naso fuori, un secondo, guarda il cielo che si rannuvola rapidamente. Il suo volto è ormai per me il più noto ma anche il meno traducibile. Mi dice tutto e non mi dice niente. Sembra contenere tanti volti e pure tante vite. Tutte le mattine, quel piccolo signore si (ri)presenta con un mezzo inchino e un nuovo nome e mi invita a sedere con il più cordiale dei sorrisi, come se fossi suo cliente abituale o mi avesse visto per la prima volta.
Raccolgo Le Parisien e mi alzo per andare a pagare. Il mini-bistrot occupa l’angolo di una piazzetta a Les Marais e, a parte i due soli tavolini fuori, colpisce per la soffocante presenza su tutte le superfici del locale di ritagli di giornale, spartiti musicali, libretti d’opera, pagine di diario ingiallite, manifesti scarabocchiati e vignette, tutto incollato alle pareti e ai piani orizzontali. Tavoli, bancone, pareti, la console finto-vecchia con i cassetti microscopici: sembra non esserci più uno spazio libero. Cartoline e abbonamenti scaduti, copertine di libri, depliant, volantini pubblicitari, il tutto incollato o fissato con le punaise.
«Per meno, avrei potuto leggere qualcosa su questi muri, non crede?», poso il giornale indicando degli appunti scritti in una bella grafia sicuramente mitteleuropea, tra cui distinguo le parole “bello”, “bravo” e “dimenticanza”. Solleva le spalle e il piccolo vassoio di acciaio lucido, mentre io ancora frugo imbarazzato nelle mie tasche e tra le loro pieghe.
«Ahi!», sbuffo mortificandomi con le mani aperte. «Ho solo venti franchi, monsieur.»
«Diciotto, per l’esattezza», corregge lui allungando il collo. Guardiamo per terra, entrambi a disagio. All’improvviso ha un sussulto.
«Signore, pardonne moi», dice con occhio sveglio Daniel o Pennac o Dom Pérignon, «posso chiederle, al posto dei suoi soldi, un pezzo della sua memoria, per favore?».
«Cosa?» faccio un’espressione da punto interrogativo, tra il preoccupato e il forse-salvo.
«Un appunto, un titolo di viaggio, un suo racconto, sì! sarebbe perfetto!», insiste. «Vede, signore, io non ho memoria. Ogni minuto riparto da zero, non so già cosa ha consumato. Io non ho una vita mia. Non sono nessuno. E qui, nelle vostre memorie io posso credere di vivere e di aver vissuto. La prego. Le offro del gelato buono che ho inventato io. Mi lasci un pezzo della sua memoria. Credo che…»
Gli guardo le mani, frugano in un cassetto.
«…sia l’unico modo che ho per avere un futuro.»
Sfila una foto legata con una graffetta al blocco delle ordinazioni, me la mette tra le dita: un Cartier o un Bresson giovanissimo, ride, il basco in testa e i capelli raccolti. Lo riconosco dagli occhi vivaci e il volto che è ancora un solo volto, una vita che contiene una sola vita. Abbraccia una donna bella, gli occhi chiusi e il sorriso vero. Sulla diagonale una scritta a penna.
Je te vois bientôt, amour.
A presto, amore.

 

Registrati o fai il login per votare!







Iscriviti adesso alla newsletter del FLA per essere sempre aggiornato su tutte le novità e le iniziative del Festival!