Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
La vita non è un sogno
di Alessio Di Meco
LA VITA NON E’ UN SOGNO
Lo so, è difficile scegliere quando non hai riferimenti se non quelli dettati da altri. E’ difficile saper distinguere una ripida discesa da un baratro, quando i meccanismi che portano a discernere nessuno li ha oliati. Sei solo, tra le strade sconnesse della vita e cammini senza il bisogno di pensare. Attraversi luoghi conosciuti con la fermezza di un passo deciso, nella rilassatezza della convinzione. Poi, il buio cade dalle pareti di una realtà mutata e ti ritrovi immerso in una foresta oscura. I tranelli e le fossa, nascosti da una vegetazione incolta e dalla fioca luce di una speranza che cresce insieme al passo, sono rivalse alla tua negletta accondiscendenza e cerchi un appoggio che a stento trovi. E li, in fondo al serpeggiare di un viottolo tra rami secchi caduti a terra e braccia ancora tese di alberi vetusti, il bivio. Fermo sulla sponda di un fiume nero che riflette la poca luce dei tuoi occhi, cerchi di scrutare il fondo per carpirne i segreti, per conquistare un segnale che ti consigli il suo guado. Di la, ad un passo dallo scosceso greto che l’accoglie, il primo appoggio di una salita appena percettibile nella forma e sconosciuta nell’immensità. “L’acqua è la vita”, ti dici, ma è anche il nascondiglio più concreto di mille sorprese. Lo scrigno violato che aspetta la notte per mettere in atto la sua insospettabile vendetta. La sua giocosa rappresentazione della malignità fatta emergere dai soprusi e dalle scempiaggine umana. La vetta, di contro, ha l’odore acre della fatica per raggiungerla ed il sapore salmastro del sudore che irrora la fronte per scendere tra le pieghe delle rughe del tempo ed insinuarsi negli angoli delle labbra socchiuse. L’insidiosa voluttà del suo abbraccio viscido. La precarietà di un corpo che cambia. E tu sei li a dover scegliere. Rimani fermo perché non hai mezzi per pensare; non hai coraggio per osare; non hai la forza per decidere. Cadi in ginocchio e preghi. Nel silenzio, il tuo silenzio diventa parola, musica, brandelli di stoffa che ti coprono dal freddo della notte. Energia che si rinnova ad ogni pensiero. Il sonno arriva senza che la tua scelta sia divenuta realtà e, inconsciamente, speri nel domani. E’ bella la speranza quando è sorretta da un giudizio maturato da personali intuizioni o da insegnamenti che sanno di umanità, logicamente inseriti nel tessuto dell’esistenza. E’ bello sapere di poter essere in grado di analizzare, progettare, realizzare un percorso alternativo. Saper scegliere ed osare. Il mattino arriverà comunque, ma la prossima notte, l’affronterai con un esperienza in più. Con la consapevolezza di dover immagazzinare saperi, dare alla tua mente i mezzi per elaborare le soluzioni da intraprendere, così da essere tu, e solo tu, artefice del tuo destino. Il sogno diventa padrone del palco dove mettere in scena la “prima” di una novella da tutti recitata ma che nessuno scrive, sul quale proseguire un cammino che varia prospettiva. Immette nelle membra rilassate la luce nuova e sempre presente dell’inconscio che libera; dell’ansia che riposa accovacciata nell’angolo in fondo, dove le preoccupazioni ed i segni scuri del presente, tramano infauste presenze. L’aria si fa quieta e la luce vigorosa dell’immaginario apre il cuore al desiderio. Un mondo apre le sue braccia per accogliere una storia nuova, scritta su pagine di velluto che accarezzano l’anima e rendono gioia ad una stropicciata coscienza. Ti vedi. Tu. Vestito di una pelle diversa, camminare tra le rose che hanno tolto le spine; sorridere al desiderio divenuto realtà e alla conquista di una società che non abbandona, include, sostiene, rende inclusiva la parte relegata ai margini e proietta l’umanità verso quell’equità che l’egoismo ed i personalismi senza freni, avvelena la vita, l’esistenza. Tutto in uno scenario costellato di colori mai visti: del verde dei prati, dell’oro del grano, del rigoglioso autunno che dipinge l’orizzonte dei toni della terra, del bianco cappello che svetta nell’abbraccio con un cielo limpido, libero dagli asfittici prodotti di una modernità incauta. Ed incontri gente. Gente come te. Allegra, concreta, vigile e rispettosa del bene comune, del dono ricevuto e mai offeso. Che saluta con lo stesso vigore e piacere dell’amico sincero, di chi cammina con te per percorrere le stesse strade e superare, insieme, i medesimi ostacoli. E’ un sogno antico. Una presenza onirica che nasce insieme al mondo e si trascina insieme all’opulenza dei distratti e alla speranza dei più che attendono il domani. Un domani che sarà l’oggi per attendere un altro domani, che diventerà l’oggi per agognare un domani diverso. Ti sveglierai come ti sei svegliato da tante notti buie, luminose, anonime, burrascose, per tornare a far parte di una routine che stritola, ammorba e consegna le speranze al vento dell’inezia. Allora ricordati, quando ti sveglierai, che sei tu il protagonista di questo spettacolo; sei tu che costruisci il tuo percorso e concorri a renderlo meno ispido di tranelli e confusione. Ricordati di questo sogno e fanne la costituzione del tuo cammino e di una società che non può vivere nel silenzio del sonno, ma proiettarsi nell’agone della vita e della costruzione del futuro. Domani sarà diverso.