Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Strano, molto strano

di Giuseppe Pugliese

“Strano, molto strano. Eppure il geolocalizzatore satellitare sostiene che questo pianeta sia abitato...”
Al700-3 si aggirava per quel borgo misterioso a cui dati in suo possesso attribuivano il nome di Aternum. Però, almeno apparentemente, non c'era nessuno. Ora le possibilità erano due: o il navigatore sbagliava oppure tutti si stavano nascondendo e pure bene... "Toh... e quello cos'è?" Il rivelatore facciale glielo riportò come gatto. Si aggirava placidamente per la strada deserta e, per nulla preoccupato, si stiracchiò e poi andò a rotolarsi pancia a terra vicino a lui. Al700-3 non sapeva cosa fare. Il computer suggerì grattatina. E lui eseguì. Segui uno strano ronzio che il solito computer definì fusa. Mah... comunque era bello panciuto per cui era evidente che doveva nutrirsi bene e la sua definizione era “animale da compagnia” per cui qualcuno nelle vicinanze doveva pur esserci...
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Durante la prima velenosa ondata di Covid-19 l'ambiente terrestre aveva reagito recuperando in qualità, pulizia e vivibilità, ma era durata ben poco la cuccagna.
In brevissimo tempo quei deficienti avevano ripreso a fare di tutto e di più. In peggio ovviamente e quando, una quindicina d'anni dopo, un altro ben più potente ed evoluto virus aveva preso a circolare la situazione era ormai già compromessa.
Si erano ripresi molto lentamente ed erano andati avanti a sprazzi, alla bell'e meglio per un'altra trentina d'anni, ma acqua e cibo (e sopratutto terre coltivabili) già scarseggiavano quando poi c'era stata la mazzata finale dovuta ad un improvviso cataclisma che aveva avuto forti ripercussioni su tutta la crosta terrestre.
La destabilizzazione era stata pressoché totale, ma forse qualche sacca di vita, qualche frangia di vitalità era ancora, ben occultata, presente da qualche parte; ad opporre strenua resistenza a quello sfascio.
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Ma come stabilire un contatto con la popolazione locale qualora ne fosse rimasta in giro? La cosa migliore probabilmente era seguire il piccolo animale domestico e vedere dove e da chi lo avrebbe condotto.
Fu dura però. Quell'esserino saltava qui e là. Poi si concedeva lunghe soste ronfanti. Per ripartire all'improvviso seguendo chissà quale visione o istinto da predatore.
Si era fatta sera e Al700-3 non aveva concluso nulla. Era già tanto che nel suo peregrinare non lo avesse perso di vista.
Ora il buio incombeva e se il gatto ci vedeva bene di suo, con i suoi propri occhi, lui sarebbe stato aiutato nel suo inseguimento da appropriato visore notturno come da dotazione ricevuta.
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Quell'animaletto cominciò a cacciare degli esseri piuttosto disgustosi e numerosi che venivano fuori un po’ dappertutto di quei luoghi semi diroccati e comunque abbandonati a se stessi.
Vernici scrostate, porte sfondate, finestre rotte, pezzi di mobilio buttati in ogni dove. Ciò che era successo aveva lasciato non tanto sentore di morte quanto piuttosto di profonda desolazione. E si intuiva che tutto si era ridotto nelle condizioni in cui si trovava adesso non improvvisamente, ma dopo giorni, mesi, forse anni, di stentata sopravvivenza.
La cosa assurda era che quel gatto da solo incuteva terrore in quei topi (aveva scoperto dal suo computer che si chiamavano così quelle orride bestiole) che invece, se si fossero uniti, lo avrebbero sconfitto facilmente.
Il gatto ne catturò uno e lo andò a sistemare in bella vista fuori da un portone. Indi ne catturò un altro, fece la stessa cosa e, finalmente soddisfatto, andò ad accoccolarsi su una poltrona mezza sventrata nel palazzo di fronte, sancendo così di fatto la fine delle ostilità, almeno per quella notte.
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Non li aveva mangiati né tanto meno nascosti. Ma un fine nel suo depositarli in quel punto preciso doveva pur esserci. Per fortuna Al700-3 non dormiva mai del tutto, solo ogni tanto doveva dare una ricaricatina alle sue batterie, ma era una cosa veloce, non necessitava più di un quarto d’ora.
Così approfittando del meritato riposo del guerriero si diresse all'abitacolo del suo mezzo di locomozione e diede il via all'operazione. Rapida, come detto, semplice ed assolutamente indolore.
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Tornato al punto di osservazione precedente ritrovò il gatto dormiente, ma dei due piccoli cadaveri non v’era più traccia.
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Ne rimase stupito. Dapprima pensò che altri topi, mossi da spirito corporativo, fossero tornati a riprendere i compagni defunti per dar loro degna sepoltura. Ma era un pensiero troppo sofisticato. Infatti il suo computer gli suggerì tutt'altra ipotesi. Sembrava che i gatti fossero usi portare doni ai loro padroni, cose spesso consistenti in piccoli uccelli, serpentelli o topi morti.
Dunque era in quel palazzo che probabilmente si annidavano i suoi possibili, e forse non del tutto ignari, interlocutori.
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Lui non aveva intenzioni necessariamente malvagie. I suoi compiti riguardavano più una accurata ispezione del territorio che altro. Doveva auspicabilmente stabilire una qualche forma di contatto e fare accurato rapporto per consentire ai suoi superiori di valutare il successivo da farsi. Anche se era ovvio che se fosse stato attaccato avrebbe saputo come reagire senza tante esitazioni.
Vi si avvicinò cauto ed ebbe quasi la tentazione di bussare alla porta. Si ravvide subito, fidarsi è bene non fidarsi è meglio, e provò ad entrare di soppiatto da una finestra chiusa solo con del cartone.
Riuscì agilmente nell'impresa.
***
Fu aggredito immediatamente. Provò a lottare ma gli sembrava di avere contro cento demoni. Apparivano e sparivano. Nonostante il visore gli sfuggivano per poi pararglisi di fronte di botto. E con le sole unghie e con i denti aprivano degli squarci sempre più profondi nella sua corazza.
Vendette cara la pelle. Prima di spirare si rese conto che ne erano rimasti solo quattro, ma erano dei veri pezzi di merda. Duri a morire, e infatti a crepare, se così si può dire, fu lui.
***
"Meooowww!'’ risuonò nitido nella notte.
"Va bene capo, d’accordo. E' stata dura. Gli prendiamo ciò che ci serve e veniamo via, in fretta".

 

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