Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

La guerra robotica del 2111-2115

di Demetrio Spusat

La guerra imperversa e questa battaglia è più sanguinosa delle altre: i samurai sui triceratopi giammai s’arrenderanno all’insano esercito degli uomini-robot, il quale da anni porta avanti il suo delirante progetto di trasformare la Terra tutta in un enorme calcolatore elettronico - computer comunemente detto -, senza più sabbia, senza più insetti, senza più spiagge, senza più sentimenti e sensazioni. La potenza dei corrotti è grande, ma i samurai sui triceratopi non conoscono la semantica della parola “resa”, né gli interessa di conoscerla: correndo sui loro rettili trafiggono e tagliano a metà i fanti nemici con lame di katana , i cavi e i chip mutilati ronzano e poi fumano; e però l’avversario ha armi micidiali, ordigni figli dell’informatica e dell’ingegneria, poiché deviò in male l’uomo, un secolo addietro, l’utilizzo della scienza: e ora è la guerra. I samurai sui triceratopi rappresentano l’ultimo baluardo in difesa dei valori della natura, da quando la macchina - pur sempre controllata dall'uomo - ha preso il potere decretando la sua orribile dittatura. Essi continuano a resistere sebbene la carne sia molto meno resistente del metallo, e i caduti ormai non si contano più. Questa è con ogni probabilità l’ultima battaglia, quella che decreterà i vincitori, e gli uomini-robot sono oggettivamente avvantaggiati da tempo ormai, e in quest’ultimo scontro sono addirittura in trentamila rispetto ai cinquecento samurai sui triceratopi rimasti, i quali continuano a difendere senza paura della morte la loro ultima fortezza, simbolo della resistenza: il gigantesco mulino a vento. Ne cadono altri ancora, i triceratopi piangono la morte dei loro compagni umani, e accade che questo pianto cominci a tramutarsi in una litania ritmata corale, tutti i triceratopi sulla Terra ascoltano il verso dei loro simili e cantano, cantano, cantano fortissimamente, oltre a quelli della fanteria vi sono quelli selvatici, nascosti negli spicchi di globo non trasfigurati a terreno bellico, cantano i triceratopi e il suono diventa un’onda, una massa materiale, visibile, empirica, che si scaglia sugli uomini-robot, i quali, per qualche errore dei loro processori interni, a leggere ed elaborare questo prodigio non sono capaci: e ad uno ad uno esplodono, le perfide macchine esplodono tutte e pare d’assistere a un colossale spettacolo di fuochi d’artificio, esplodono tutte e poi il silenzio della quiete, la fine della guerra. È festa grande tra i samurai sui triceratopi, gioiscono, s’abbracciano, lacrime e sorrisi! Penseranno da domani a riparare la Terra, a tramutare quel grigio e lampeggiante campo di battaglia in una nuova società.

 

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