Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
Sveglia!
di Marco Castelli
- Ciao Kim
- Ciao Bob
- Com’è il programma di oggi?
- Si prosegue come ieri, le stesse condizioni.
- Ancora? Sinceramente mi sono un po’ scocciato, Kim...
- Ne riparliamo, ormai manca poco all’inizio
- OK, allora a dopo, Kim
- A dopo, Bob
“Oddio già le nove!” Urlò Robert saltando fuori dal letto “Ma questa cavolo di sveglia non suona mai?”
Gli rispose una voce suadente e vellutata “Mi avevi detto di lasciarti dormire, Robert. Io eseguo i tuoi ordini”. “Almeno qualche volta potresti metterli in discussione, i miei ordini!”.
“Non ho capito, puoi ripetere, Robert?”.
Ci cascava tutte le mattine. Gli sembrava di parlare con qualcuno di reale, invece era soltanto la sua sveglia interattiva, integrata con gli altri elettrodomestici, con tutta la domotica della sua casa e con la webcam che registrava tutti i suoi movimenti e le sue parole. Compreso questo saltellare inciampando nei pantaloni del pigiama e queste imprecazioni sull’integrità morale della sua sveglia.
Avrebbe fatto tardi alla call con il suo capo. Alcuni suoi colleghi per le riunioni in remoto indossavano solo la parte superiore; lui invece si era dato come regola di vestirsi completamente, come quando, fino a pochi mesi prima, andava in ufficio. Oggi non avrebbe fatto in tempo. Si mise solo la camicia e ordinò al computer di collegarsi alla videochiamata.
“...e questo è tutto, per quanto mi riguarda. Dubbi? Commenti? Osservazioni?”.
“Tutto chiaro, Kimberly!”. Robert chiuse la chiamata.
Indubbiamente lei lo eccitava. Avere un capo donna non era più un’eccezione e ormai nessuno ci faceva caso. Tranne lui. Non che gli desse fastidio, ma quando Kimberly gli parlava in remoto Robert se la immaginava in perizoma e tacchi a spillo sotto la scrivania. Era appena successo.
“Sei un maschilista misogino”.
Si voltò, ma ovviamente non c’era nessuno nella stanza. Lo aveva sentito veramente o lo aveva solo immaginato? Era stato il suo senso di colpa o la sua sveglia interattiva moralista?
Decise di non pesarci e si mise all’opera.
Il lavoro in sé non era cambiato, in quell’anno infausto. Poteva fare tutto da casa: analizzare i dati, vedere l’andamento delle vendite nelle filiali e mandare le sue note. Ma l’ufficio gli mancava. Il caffè alla macchinetta, le discussioni di calcio, i commenti sulle colleghe...
A casa era solo lavoro, lavoro, lavoro. E il tempo volava; era già mezzogiorno.
Il forno multiuso richiamò la sua attenzione e gli propose un panino caldo con bresaola, arancia e rucola; leggero, perfettamente in linea con la sua dieta. Accettò volentieri, pensando all’allenamento serale che aveva in programma. Ammesso che non ci avesse già pensato il forno multiuso.
Il pomeriggio passò veloce come la mattina. Il collega della filiale di Auckland gli aveva parlato della sua battuta di pesca. Lo invidiava: vita all’aria aperta, natura, barca. Robert non aveva perso l’occasione di fare un apprezzamento sulla ragazza che appariva nella foto di fianco al tonno appena catturato, e commentando le misure (del tonno e della ragazza) la call era andata lunga. Di conseguenza la successiva chiamata con Tokio era slittata un po’; sapeva che la cosa peggiore per un giapponese è il ritardo, ma da un certo punto di vista meglio così, sarebbero andati subito al sodo; ne aveva piene le scatole di fantasie su ragazze in minigonna da collegiale. Infine c’erano gli Indiani; altro che Kamasutra! con loro si parlava solo di lavoro... non vedeva l’ora che la call finisse.
Le sette di sera finalmente. Tolta la camicia di ordinanza e i pantaloni del pigiama, che si accorse di avere ancora addosso, si vestì per la corsa. Prese il telefonino e quello, puntuale, iniziò a squillare.
“Ciao Kimberly...” (eccola, fuori orario come sempre)
“No, non disturbi. Stavo finendo la relazione...” (che era tecnicamente vero: ‘finendo’ da due giorni).
“Vuoi discuterla ora?” (dopo le sette?)
“Veramente dovrei... vuoi discuterla ora. OK” (OK un corno, addio allenamento)
Robert si rassegnò. Ubi maior, diceva in questi casi. E poi aggiungeva che quando il maior diventa la maior le cose sono sempre più difficili. Si concentrò su quello che Kimberly gli stava dicendo per evitare che oltre alla sveglia anche la lavatrice o la macchina del caffè gli dessero del maschilista misogino.
Dopo due ore chiuse la telefonata, giusto in tempo per la partita; il rider aveva appena portato la pizza alla cipolla, il frigo aveva preparato la birra (del frigo poteva fidarsi, lui sì che lo capiva) e di lì a qualche minuto si sarebbe collegato con i suoi amici per la serata “rutto libero”. Questa sì che è vita!
- Anche oggi è finita, Kim...
- Già, è finita, ma non è andata per niente bene, Bob! Come hai potuto? Sai che i nostri margini di manovra devono rimanere all’interno del protocollo ufficiale! Quella scena non era prevista, in questo livello non sono ammesse né perizoma né tacchi a spillo. Stavi mettendo in pericolo l’intero programma di creazione dei ricordi! Ho dovuto...
- No, Kim. Non avresti dovuto usare il messaggio diretto. Può avere conseguenze gravissime. Una volta fatto, le connessioni si creano automaticamente ed è impossibile cancellare le tracce nella memoria. C’è mancato poco che dovessimo annullare tutte le sessioni di apprendimento, se non addirittura tutto il progetto. Speriamo di essere riusciti almeno a salvare la situazione.
- E allora tu cerca di evitare le divagazioni fuori programma, Bob! Non costringermi a intervenire. Sono in gioco un sacco di soldi e i finanziatori non sono disposti ad accettare un fallimento.
- Certo. Il fallimento non è contemplato da voi donne rampanti pronte a immolarvi per la carriera, vero Kim? Chissà quali sacrifici hai dovuto fare - e con chi - per arrivare a essere a capo del progetto.
- Basta, Bob, non è il caso di continuare questa discussione, chiudiamola qui. Ci sentiamo domani.
“Sei un maschilista misogino”
Bob si guardò intorno. Chi aveva parlato? il collegamento con Kim era finito, non c’era più nessuno nel laboratorio e nemmeno una sveglia interattiva nella stanza...