Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
La giustizia sarà perfetta
di Tobia Fogarin
Ralph Thompson era ammanettato al tavolino. Con lui, nella stanza fredda, c’era solo un vecchio portatile blu. Sullo schermo riflesso nella parete a specchio fluttuava l’icona del Governo: una mezza luna con occhi da cui partivano lunghe ciglia.
La porta si spalancò sbattendo sulla parete.
“Ci scusiamo per l’attesa.”
Un signore biondo in divisa e con un pomo d’Adamo appuntito si sedette davanti a Ralph.
“Saltiamo i convenevoli. Io sono Ed e il mio collega si chiama Todd. Le dispiace se registriamo?”
Todd stava in piedi e teneva sotto il braccio un fascicolo giallo spesso come la Bibbia.
“Registrate pure, non ho nulla da dire di cui possa pentirmi. Non so nemmeno perché io sia qui.”
Ralph avvicinò la testa al tavolo per grattarsi il naso con il dito della mano ammanettata. “Stavo giocando a carte sul divano con mia moglie quando cinque uomini in tenuta antisommossa hanno buttato giù la porta di casa e mi hanno prelevato. Mia moglie urlava, ma io l’ho assicurata che si trattava solo di un malinteso e che tutto si sarebbe risolto.”
Todd accese il registratore. “Non credo proprio, signor Thompson.” Lasciò cadere il fascicolo sul tavolo metallico. Ed tirò fuori quattro fotografie. “Mi dica cosa vede.”
Ralph corrugò la fronte. “Un gatto?”
“Esatto, continui.”
“Un gatto, un aspirapolvere, la torre Eiffel e Freddie Mercury.”
“Bene, bene.”
“Cosa vorrebbe dire tutto ciò?”
Ed puntò il dito sul gatto. “Non faccia il finto tonto, sappiamo benissimo cosa sta cercando di organizzare.”
“Cosa? So che devo organizzare il primo compleanno della mia nipotina. Purtroppo non ho una casa abbastanza grande per farci stare tutti i parenti, ma credo che-”
“Attentato dinamitardo ai danni del Governo.” Ed girò il portatile da cui aveva appena letto. “Questa è l’accusa.”
Ralph si portò una mano al cuore. Il suo battito non era mai stato così veloce. “Ma come? Rischio la pena di morte? Non ho fatto nulla di male.”
“Ma lo farà. L’Algoritmo dice così e l’Algoritmo non sbaglia mai.”
Gli occhi di Ralph diventarono lucidi, il suo respiro era affannoso. Una lacrima scivolò sul viso e bagnò la barba bianca. “Ditemi che è uno scherzo.” Singhiozzò. “È tutto uno scherzo. Devo trovarmi su qualche programma satirico. Che vogliono dire queste fotografie?”
Todd tirò fuori dalla tasca un pacchetto di fazzoletti e ne porse uno all’indagato. “La prego signor Thompson, non c’è bisogno di piangere. Stia tranquillo, non siamo mica qui per prenderla in giro.”
Ed raggruppò le quattro fotografie e le mise a lato del tavolo. “Queste sono immagini che lei ha cercato sul web.” Prese qualche foglio dal fascicolo. “Qui ci sono tutte le sue altre ricerche: gatti che suonano, ricette indiane, i barbieri più economici.” Posò i fogli. “Insomma, sono un bel po’ di prove.”
“Prove?” Ralph si asciugò le lacrime. “Prove di che cosa? Io sono innocente.”
“Innocente?” Ed si voltò verso Todd. I due emisero un risolino acuto che subito diventò una risata sonora. “Un innocente che cerca i Queen, gattini, Parigi e come riciclare il cartone del latte? Bella questa!”
Ed rideva a bocca aperta mostrando l’apparecchio e i denti lucidi. Una gocciolina di saliva arrivò sulla mano di Ralph che ricominciò a piangere. Il fazzoletto con cui strofinava le guance era ormai grondante di lacrime.
“Vi prego. Potete perquisire tutta la mia casa, leggere le mie mail. Non troverete nulla, non ho mai fatto nulla di male.”
“La smetta. Non ci serve leggere le sue mail. L’algoritmo fa già tutto.”
“Non riesco a capire.”
“Ma come? Non legge l’informativa sulla privacy che deve accettare ogni volta per navigare? Sta scritto tutto lì.”
Ralph abbassò lo sguardo e scosse la testa singhiozzando.
“Male, il suo è un comportamento molto ingenuo. L’Algoritmo riesce a fare un profilo di una persona sulla base delle sue ricerche e delle sue preferenze. La maggior parte dei peggiori assassini cercano Queen, gatti, tappi di bottiglia e barbieri economici.” Ed passò il dito sui fascicoli indicando le voci che aveva appena citato.
“Ma allora perché sono qui? Perché tutte queste domande?”
Ed si alzò e uscì dalla stanza. Todd raccolse tutto e lo seguì.
“Sa che non abbiamo nulla!”
Todd gettò a terra il fascicolo. Fogli volarono dappertutto. “Non riusciremo più a farlo confessare.”
Sul monitor nella parete c’era scritto “79%”.
“Per un punto di percentuale!”
“Il tribunale non accetterebbe di sicuro un 79%, ma non possiamo lasciar scappare un simile criminale.”
“Maledetto! Guarda come si finge indifeso, come piange il poverino. Fanno sempre così.”
“Forse non è tutto perduto.” Ed digitò qualcosa sulla parete. “Fammi controllare l’Algoritmo. Intanto lasciamolo congelare.”
Ed e Todd erano in piedi di fronte a Ralph.
“Non mi sento bene. Posso uscire?”
Todd prestò un altro fazzoletto. “Mi dispiace, ma dobbiamo ancora finire. Possiamo fare qualcosa per metterla a suo agio? Vuole qualcosa di caldo?”
Ralph scosse la testa.
“Non si faccia pregare. Va bene un tè? Abbiamo zenzero o tè verde.”
Ed appoggiò la sua mano calda su quella dell’indiziato. “Sta tremando. È tutto freddo.”
Ralph smise di piangere. Sorrise. “Vorrei un tè verde”
“Ne è proprio sicuro? Non preferisce lo zenzero?”
“No, grazie. Lo zenzero mi brucia la gola.”
Ed spense il registratore. “Abbiamo tutto quel che ci serve.”
Alzò la mano e Todd batté il cinque.
Ralph si guardò attorno intontito. “Cosa è successo?”
“Abbiamo il punto di percentuale che ci mancava. Lei non ci serve più qui, ci si vede in tribunale.”
Smise di tremare. “Ho detto a Rita che tutto sarebbe andato bene.”
Spalancò gli occhi e si portò la mano libera al petto. Respirava a fatica.
“Risparmi questi giochetti per quando farà l’iniezione letale.”
Ralph crollò sul tavolo.
“Che messinscena patetica!”
Todd tirò una pacca sulla spalla di Ed. “Un altro caso risolto, lei è un genio.”
Ed sorrise. “Merito dell’algoritmo!”