Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Le cose di dopo / die Sachen danach

di Lə stortə

Non sappiamo come sarà il mondo di domani, ma una cosa è certa, vogliamo deciderlo insieme, e lo vogliamo plurale, inclusivo, rispettoso delle differenze, e più abitabile. Il seguente racconto breve è il frutto di un dialogo letterario tra due persone con storie e prospettive diverse, separate da migliaia di chilometri, qualche confine politico, e unite da una forte amicizia. Lə autorə si sono alternatə nella scrittura dei seguenti paragrafi nella rispettiva lingua madre e traducendo l’unə i contributi dell’altrə. Hanno così cercato di immaginare insieme le cose di dopo, e le storie delle persone che le vivranno.

Immaginare il futuro è un esercizio comune al genere umano. Immaginare l’evoluzione individuale e collettiva e il proseguire degli eventi ci permette di elaborare una struttura per orientarci nel mondo. E poi succede. Il cambiamento si presenta, prepotente, scardina le nostre strutture, apre una voragine nel presente. Bisogna ricominciare daccapo.

Sich die Zukunft vorzustellen, ist allen Menschen gemein. Sich individuelle, kollektive Entwicklungen und Ereignisse auszumalen, bringt Struktur in unser Leben, die es uns erlaubt, uns im Leben zurechtzufinden. Und dann passiert es. Der Wandel stellt sich ein, er ist überwältigend, er bringt unsere Strukturen aus dem Gleichgewicht. Er öffnet einen Abgrund in der Gegenwart. Wir müssen wieder von vorne anfangen.

Morgen wird ein besserer Tag. Nächstes Jahr ein besseres Jahr. Das nächste Leben? ein besseres. Die schönsten Momente sind jene, die noch nicht gelebt worden sind, sagt Nazim. Recht hat er. In der Welt nach morgen geht alles stromaufwärts. Euphorie. Ich lege mich schlafen. Morgen wird alles besser, verspreche ich meinem rastlosen Selbst.

Domani sarà un giorno migliore. Il prossimo un anno migliore. La prossima vita? Migliore anche quella. I momenti più belli sono quelli non ancora vissuti, dice Nazim. E ha ragione. Nel mondo di domani sarà tutto in discesa. Euforia. Mi metto a dormire. Domani andrà tutto meglio, mi prometto nella mia irrequietezza.

Sara del domani non sa nulla, e certe volte non le interessa. È difficile immaginarlo senza sentircisi stretta e frustrata. Non le interessa nemmeno il presente, e dal passato preferirebbe essere lasciata in pace. Eppure ogni tanto un barlume di speranza si accede. Nelle quattro mura tra le quali è costretta ha lo spazio per scoprirsi. Lontana dagli sguardi pesanti che la rincorrono per le strade le occhiate di disapprovazione che cercano di schiacciarla, può guardarsi con i suoi occhi e vedersi com’è. E l’unico sguardo che vuole portarsi dentro quando potrà di nuovo uscire è questo: fiero, coraggioso e irradiato di luce.

Sara weiß nichts von morgen und manchmal ist es ihr egal. Es ist schwer, ihn sich vorzustellen ohne ein Gefühl der Enge und Frustration. Die Gegenwart interessiert sie auch nicht und von der Vergangenheit möchte sie lieber in Ruhe gelassen werden. Und doch kommt hin und wieder ein Hoffnungsschimmer auf. Innerhalb der vier Wände, in die sie gezwungen wird, hat sie den Raum, sich selbst zu entdecken. Weit entfernt von den bleiernen Blicken, die sie durch die Straßen jagen, den missbilligenden Blicken, die versuchen, sie zu erdrücken, kann sie sich mit ihren eigenen Augen betrachten und sich so sehen, wie sie ist. Und den einzigen Blick, den sie nach innen werfen möchte, wenn sie wieder hinaus darf, ist ein stolzer, mutiger und von Licht durchfluteter.

Die Nacht hat ihre Spuren auf meinem Körper hinterlassen. Der Kopf schwer, der Rücken krumm. Die kleinen Zahnräder kommen nur schleppend in Gang. Kein Drehmoment, keine Welle, auf der ich reiten kann.
Antrieb, ein wertvolles Gut. Noch so eine Ressource, die nicht gerecht verteilt ist. Ich fordere mehr Antriebsgerechtigkeit! Das Rad der Geschichte lässt sich nicht zurückdrehen, aber kann ich es wenigstens beschleunigen? Heute überspringen und im Danach ankommen? Im Überübermorgen? Denn morgen wurde nicht alles besser.


La notte mi ha lasciato addosso i suoi segni. La mia testa è pesante e la schiena incurvata. I miei piccoli ingranaggi faticano a mettersi in moto, senza una coppia di forze che li smuova o un impulso da sfruttare.
Le pulsioni, gli stimoli, beni preziosi. Altre tra quelle risorse non equamente distribuite. Voglio una ripartizione più equa degli stimoli! La ruota del tempo non può girare all’indietro, ma posso almeno far sì che acceleri? Saltare l’oggi e ritrovarsi nel dopo? Nel dopodopodomani? Perché domani non è andato affatto tutto meglio.

Come ci si muove verso il domani quando da sotto i tuoi piedi la terra scompare e all’orizzonte vedi solo nuvoloni neri? Mi rifugio nel cappotto più grande che ho per portarmi dietro la sicurezza delle mie quattro mura ed esco a passeggiare, finché si può. Se non posso muovermi in avanti, quantomeno mi muoverò in cerchio. Mantenere la spinta mi impedirà di precipitare al centro del vortice. Che poi com’è questo domani? Chi lo decide? Con chi ci vado?

Wie bewegt man sich auf morgen zu, wenn die Erde unter den Füßen verschwindet und man am Horizont nur schwarze Wolken sieht? Ich suche Zuflucht im weitesten Mantel, den ich besitze, um die Sicherheit meiner eigenen vier Wände auch draußen zu spüren und ich gehe spazieren, solange es noch geht. Wenn ich mich schon nicht vorwärts bewegen kann, dann doch wenigstens im Kreis. Wenn ich den Schwung beibehalte, falle ich nicht in das Auge des Sturms. Wie sieht das Morgen aus? Wer entscheidet darüber? Mit wem soll ich mitgehen?

Seine Augen treffen mich, also sie verwunden mich. Ihre Symmetrie hält mein nach Schnörkeln, nach muschelförmigen Ornamenten verlangendes Ich nicht aus. Aber sie hält Einzug, Einzug in mein Leben. Sie entreißt mich den Klauen des Königs der Konfusion. War es hier schon immer so warm und wolkenlos?

I suoi occhi mi intercettano, dunque mi feriscono. Il mio io bramoso di arabeschi e ornamenti rococò non sopporta la loro simmetria. Eppure ecco che si fa breccia dentro di me, nella mia vita. Eccola liberarmi dalla stretta dei denti del dio del disordine. È sempre stato così caldo e senza nuvole qui?

 

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