Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
Fiume
di Cristian Gallucci
Secondo dopo secondo, attimo dopo attimo il tempo scorre inesorabile come un fiume imponente e lento, un fiume con tanti affluenti e troppi rifiuti buttati al suo interno. I rifiuti più grandi e insidiosi, quelli che non riesce a trasportare la corrente, si incastrano tra le rocce e tra le radici degli alberi ed ogni tanto riaffiorano in superficie, come per prendere aria, per poi ributtarsi giù e scomparire tra la corrente e l’acqua mossa. I pensieri riaffiorano troppo spesso nelle nostre vite, escono dall’acqua in un modo talmente violento che gli schizzi arrivano fino a riva ma alla vita, a quell’imponente flusso d’acqua non interessa niente dei rifiuti e continua, e scorre via senza fermarsi mai. Poi arriva il giorno. Un paio di ingegneri arrivano sulla riva, fanno qualche ispezione, analizzano un po’ le condizioni del letto e soddisfatti vanno via. Un mese dopo ecco qui i muratori con i loro bulldozer, riversano sul letto del fiume quintali di pietre, cemento, mattoni e pure una bandiera italiana, per dare un tocco di patriottismo. Il fiume diventa un lago, soggiogato alla diga, un muro invalicabile che ti controlla e ti impedisce di andare avanti. Molte persone criticano gli ingegneri per aver realizzato un tale scempio, alcuni li elogiano per aver assicurato, finalmente, un buon rifornimento di energia elettrica alla città. Solo in pochi si chiederanno: “Come si sentirà mai quel fiume? Starà soffrendo o gli starà bene la tranquillità del lago?”. Io dico che ognuno è libero di fare delle scelte nella propria vita, è un diritto, ma dico anche che ci sono troppi diritti a questo mondo e che se pensassimo più a come fare del bene agli altri piuttosto che fare del bene a noi, tutto ciò non esisterebbe. A quel fiume non resta altra scelta che esondare per essere libero, come alle persone di colore non resta altro che lottare per avere i propri diritti, quei diritti che non sarebbero necessari in un mondo perfetto. Tutti quei diritti che illudono ad una libertà utopica sono gli stessi che portano alla guerra. Ma è davvero questo che ci aspetta nel nostro futuro? Un futuro di caos, dettato su un altro pianeta, siglato da presidenti più carismatici e capaci, procrastinato da una popolazione sempre più stupida ed ottusa? “Ai posteri l’ardua sentenza” disse Manzoni, “è meglio sperare in futuro migliore che essere convinto che questo futuro sia possibile” dico io. E se queste speranze ci porteranno ad un conflitto, che sia questo pacifico o no, tutti noi dovremmo lottare per conquistarlo. Per una volta nella mia vita sto cercando di vedere il futuro di tutti noi in un’ottica positiva, un futuro che il mio cane non potrà vedere, per esempio. Un tumore maligno al cervello se lo porterà via in non più di due settimane, un male che la scienza dei giorni d’oggi non è riuscita a curare, ma potrebbe farlo, in un futuro. E come ce l’abbiamo fatta per millenni, così ce la faremo anche questa volta ed altre migliaia di volte ancora, supereremo i nostri problemi, li trasformeremo in vantaggi finché gli stessi non ci creeranno altri problemi ed il ciclo riinizierà da capo. Una volta ancora. Per sempre. Scappiamo da questo inganno allora, fuggiamo in quell’universo mistico e fantastico che è la fantasia e l’immaginazione, un mondo dove tutto è possibile ma dove il tutto ed il mondo non sono compatibili. Un giorno impareremo a vivere, e quel giorno non sarà la fine, ma un nuovo inizio. E come l’inizio di una bella storia… “Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato, ma a me non va proprio di parlarne”.