Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
LA BUGIA DELLA LOGICA
di Elisabetta Stega
Amore mio, la logica non è sincera,
chissà se amare è una cosa vera.
CESARE CREMONINI
“Pressione arteriosa?”
“Nella norma. Le pupille risultano dilatate”.
“Tra meno di un’ora avremo i primi risultati. Dobbiamo sperare che la sua risposta rientri nei limiti standard del Programma, altrimenti siamo fregati”.
La macchina registrava dei valori tra 1 e 5, segno che il soggetto era ancora in fase onirica.
Guardavo quel corpo inconsapevole del pericolo a cui poteva andare incontro.
Se il programma non funziona, l’individuo resta bloccato nella fase REM. Nel peggiore dei casi avviene una vera e propria morte cerebrale.
D’altronde era l’unica strada da seguire.
La Corporazione lo aveva individuato. Nessuno può sfuggire al suo volere.
Vedo un paesaggio confuso, immagini sfocate cercano di inghiottirmi in un vortice di rumori assordanti.
Devo svegliarmi, non riesco a sopportare. Svegliati, dannazione. Svegliati!
La paura mi travolge.
Apro gli occhi. Sono sveglio, grazie al cielo.
Qualcuno mi prende la mano. Giro lentamente la testa.
Mia madre. Mi sorride con occhi velati da un pianto durato troppo a lungo. Vorrei abbracciarla ma un ammasso di tubi mi impedisce di muovermi.
Provo a divincolarmi ma un uomo con un camice bianco compare dinanzi a me maneggiando la macchina al mio fianco.
Mi blocco.
“Cosa mi sta succedendo…” La mia voce sembra diversa. Questo non sono io.
Mia madre continua a sorridermi. “Sta’ tranquillo, tesoro e pensa a riposare. Ci vorrà un po' di tempo.”
Ci vorrà tempo. Questa frase mi ha sempre infastidito fino a provocarmi rabbia. Stranamente resto calmo.
L’uomo con il camice bianco non smette di fissarmi. “Devi dormire per recuperare le forze. Potresti tornare alla tua vita di sempre molto presto”.
La mia vita di sempre.
Una parola si fa strada tra i miei pensieri. Giada. Lacrime copiose cominciano a scendere fino a diventare un fiume in piena. Questo nome non mi dice niente; eppure, la mia anima è a pezzi.
La macchina emette uno strano segnale acustico.
“Ci siamo. La seconda fase del Programma inizia adesso”.
Mi addormento subito dopo. Sogno la mia infanzia. I giochi spensierati con mia sorella Alessia e le corse nel bosco dove viveva nonna Lina e in cui passavamo tutte le estati.
Le sue torte ai mirtilli avevano un potere rigenerante.
Non volevo andare via, per ogni maledetta partenza sentivo un dolore dentro.
Le immagini si susseguono in maniera disconnessa.
Sono tornato a casa, i primi freddi autunnali annunciano l'inizio della scuola. Ed io vorrei fuggire da queste mura e da me stesso.
Urla disumane rimbombano nella mia testa, continuo a non capire. Istintivamente porto le mani alle orecchie, non voglio sentire questa rabbia, devo uscire di qui.
Spalanco gli occhi. Sento il corpo leggero, i fili sono spariti. Provo ad alzarmi ma qualcosa mi blocca. Due braccialetti metallici ad entrambi i polsi. Nel frattempo, un debole segnale acustico echeggia nella stanza. La porta si spalanca.
Una ragazza con un abito estivo bianco e dai lunghi capelli dorati corre ad abbracciarmi. Mi ricorda qualcosa. O meglio, qualcuno.
“Sono Giada. Ricordi?” Il suo tono dolce lotta con i miei ricordi.
Un flash improvviso e tutto mi appare come un film il cui protagonista non sono io.
Un ragazzo si avventa contro una ragazza. La lascia a terra sanguinante, in lontananza il rumore delle sirene.
Il ragazzo non si scompone. Estrae una pistola, la porta alla tempia. Un boato colpisce i miei sensi fino a svenire.
Non so dove mi trovo.
Mi sembra di annegare in un oceano oscuro. Il nulla, buio intorno.
Una consapevolezza come un lampo squarcia il mio flusso mentale.
“Oh mio Dio, Giada…”
Ho il cuore in frantumi mentre i braccialetti di acciaio misteriosamente si sganciano.
La stringo forte a me mentre non riusciamo a fermare le nostre lacrime.
Per una logica che tutt'ora ignoro non mi è stato detto chi ha fatto questo a Giada, il motivo e perché non ero al suo fianco.
So che una Corporazione a capo della nostra Società 2.1 controlla le reazioni degli individui. Sentimenti come rabbia e ira sono condannati dalle leggi sociali e la violenza è passibile di alterazioni mentali di cui tutti ignorano le dinamiche o la stessa veridicità.
Dove sono stato tutto questo tempo? A quanto pare ho aderito ad un programma sperimentale che utilizza gli avatar, serviva una cavia per esplorare alcune isole abbandonate. In poche parole, una vacanza nella testa con un corpo bloccato da cavi.
È ciò a cui devo credere.