Le cose di dopo
Il Contest del FLA2020
IL VASETTO DEL DOMANI
di bruna
SUL FIORAIO C’E’ UN BALCONE
<<Sono pressoché immobile non so da quanto (a parte le oscillazioni del mio capocchione al cambio di temperature e rispettive precipitazioni). Non ho necessità di esprimermi per farmi comprendere, ad esclusione del fatto che nessuno comunque mi parla Davvero.>>
Potrei dire di aver vissuto quasi tutta la vita incastrato. Prima che Il Misfatto ci colpisse, vivevo infatti sotto una sedia di legno nel mio balcone, in attesa della mia cara Agave Axel dall’altra parte del mondo. Ero rimasto impigliato dopo l'ultimo tentativo di volo fatto per raggiungerla.
Ancora prima di quest’altro misfatto, ero un bagnino uccello molto bravo nel mio mestiere o, almeno, lo ero stato fino al giorno in cui mi era toccato salvare la sirena più bella del mondo: vedi sopra (mi fa male nominarla troppo spesso).
Per farla breve, dopo il primo salvataggio (era anche la più idiota: non sapeva nuotare), facemmo l'amore e ci innamorammo, o prima ci innamorammo e poi facemmo l'amore, non so, non ha importanza. Poi, sicuramente ci trasferimmo qui a casa mia, poco lontano dal mare, comunque lontano e, per lei, distante anni luce. I miei affari di bagnino non andavano per niente bene d’inverno e la mia amata A A non faceva che peggiorare le cose, passando il giorno a piagnucolarci addosso.
Per quanto comunque fortemente l’amavo, non potevo permettermi di comprarle il mare per intero (ero pur sempre un uccello bagnino nella stagione del Natale). Volevo però renderla felice a tutti i costi. Così, ho iniziato a costruire una piscinetta sul mio balcone. E, da quella sedia, l‘ammiravo tutto il giorno cantare e nuotare. Così, in verità, lei salvava me dall’inverno. Ma non le bastava. Ho iniziato allora a costruire una sabbia artificiale e, da quella sedia, la vedevo ogni giorno cantare, nuotare e prendere il sole. Ma non le bastava, perché veniva giù la pioggia e la neve. Così, ho iniziato a costruire una veranda, ma non le bastava perché era una rompi.
Comunque, le avevo costruito a tutti gli effetti un mare artificiale. Ed era perfetto. Anche se lei continuava a rompere e piangerci addosso. Fino a quando un giorno, poi, improvvisamente è scomparsa, portandosi con sé il mio cuore e qualche bottiglietta piena di sabbia.
Mi ha mandato un vocale dove dice che faceva prima a spiegarsi così e a grandi linee si scusava per la sofferenza, ma niente era importante come casa sua.
Io avevo capito la lezione. Il mare non si poteva ricreare. E una sirenetta è una stronza. Così, mi ero ingegnato per trasformare il mare artificiale in un grande terreno dove avevo iniziato a seppellire fiori, sperando un giorno lei tornasse. C’erano gelsomini circa ogni 40 centimetri di cielo, piante grasse come i figli che non avremmo mai avuto, cespugli di rose piangenti di luna e dei piccoli cespuglietti di verbena con al centro un lunghissimo fiore di iris azzurro come la sua coda o la sua lingua biforcuta, a scelta. Era tutto pensato in allegoria del mio odio. E, da semplice balcone, divenne “Il balcone di Agave Axel” , dove io ero Giulietta e Romeo tutto insieme.
Venivano da ogni luogo per comprare i miei fiori, specialmente i reietti in amore. Ero diventato un vero e proprio fenomeno da baraccone. Il piccione sfigato che vendeva fiori piantati su una piscinetta in balcone.
Così, non mi rimaneva che l’ultimo tentativo: il volo.