Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

L'avvocatessa

di Adriana

Si era licenziata. Mentre tutti avrebbero continuato a fare finta di niente, a nascondere sotto un tappeto tutto quello che avveniva in quell’ufficio. Aveva iniziato a lavorare dopo l’esame di abilitazione: essere un avvocato e difendere gli altri dalle ingiustizie del sistema era sempre stato il suo sogno, sin da bambina. Eppure anche quel sogno sembrava ora doversi infrangere perché niente, da fuori, era come sembrava. In quanto donna in pochi tendevano a darle retta, e aveva faticato molto a guadagnarsi stima e posizione, mentre vedeva tutti i nuovi avvocati, maschi, giungere in vetta in un batter d’occhio. Poi erano iniziate le domande riguardo la sua vita privata: era sposata? Avrebbe voluto un figlio? Quanto era disposta a sacrificare della propria vita in nome del bene dello studio? Lei non si era mai tirata indietro, aveva affrontato senza problemi qualche ora di lavoro extra e non aveva neanche mai mosso una lamentela al riguardo: quello era il suo sogno, non si sarebbe infranto solo perché donna. Eppure era arrivata al limite, aveva preso una decisione di impeto, lei che aveva sempre riflettuto su ogni singola mossa: l’ultimo arrivato, un ragazzo con molti anni in meno di lei ma specialmente senza esperienza alcuna, era riuscita a soffiarle il caso a cui lei si era appassionata di più. Una donna, come lei, stava cercando di uscire da un sordida storia di violenze e abusi, preservando quanto più possibile i figli. Qual era stata la sua colpa? Essersi assentata un solo giorno per poter accompagnare la madre anziana ad una visita oncologica. Certo, aveva chiesto al fratello di farlo al suo posto ma lui, con la scusa del lavoro, le aveva detto che non sarebbe stato possibile. Quando il giorno seguente era tornata in ufficio, aveva visto i faldoni sulla scrivania di Mark, e aveva dato in escandescenza.

Ora era all’angolo di due trafficate strade a riflettere sul proprio futuro. L’uomo degli hot-dog cercava di riscaldarsi le mani attendendo l’ondata del pranzo e un leggero nevischio iniziava a scendere sulla zona degli uffici: Andrea viveva a pochi passi da lì ma era così abituata ad utilizzare il metrò che non si era mai avventurata in una passeggiata lungo i quartieri cittadini. Affondò le mani nelle tasche del suo Barbour e si incamminò lungo la via che portava, a destra, verso i primi palazzi con le abitazioni. I negozi splendevano di luci e decorazioni mentre il suo umore iniziava sempre di più a ingrigirsi: avrebbe trovato facilmente un nuovo posto senza ottime referenze? E in quanto tempo? Il mercato del lavoro sembrava quasi fermo e lei stessa non era convinta di volersi trovare nuovamente alle dipendenze di altri capi, di altri uomini. Mettersi in proprio, forse? Il futuro non sembrava più così roseo ma avrebbe dovuto velocemente pensare ad una soluzione. I risparmi non erano molti, e anche se le avrebbero concesso di vivere decorosamente per qualche tempo, non era forse disposta a investirli solamente su se stessa, sapendo bene che, anche nella migliore delle situazioni, gli affari ci avrebbero messo un po’ ad ingranare.

Tornò a casa, si versò un dito di whisky, come era solita fare nelle giornate più pesanti, e si addormentò sul divano, attendendo l’arrivo di una nuova giornata.

Al risveglio, la città dormiva ancora sotto una soffice nuvola bianca che aveva imbiancato tutto il paesaggio e aveva lavato via tutto lo sporco. O almeno quello che c’era in apparenza. Nel suo primo giorno libero dopo diversi anni, Andrea decise di perlustrare il quartiere che in realtà conosceva ancora poco: un caffè al bar, un salto in libreria a comprare qualche nuova lettura e poi si sarebbe lasciata trasportare dagli eventi. Immersa nei suoi pensieri, quasi non si rese conto di quanto si fosse allontanata da casa. Si girò, vide il primo bar ed entrò: era un locale piccolo e accogliente, con un fuoco acceso, e in molti stavano leggendo un giornale o un libro. Scelse un posto vicino alla vetrina, e iniziò a far girare lo sguardo intorno a sé. Da quel poco che poteva vedere tutto il quartiere era piuttosto caratteristico, un angolo perduto di Paradiso nel mezzo del caos cittadino: una piccola merceria poco distante, un negozio di scialle confezionati artigianalmente e tante piccole abitazioni in pietra a vista che formavano un piccolo villaggio a sé stante. Poi un cartello attirò la sua vista: affittasi a prezzo modico. Avrebbe dovuto provarci? Sarebbe stata quella la sua vita di dopo?

Quando arrivò il suo caffè, alzò la testa per ringraziare la cameriera.

«Ho sentito che ha lasciato lo studio», disse la donna «ma io voglio che sia lei a seguire il mio caso, cosa posso fare?»

Senza poterlo immaginare si era imbattuta proprio nella donna il cui caso le era stato tolto, soffiato, rubato.

Rivolse lo sguardo verso l’esterno, lesse nuovamente il cartello di affitto. Sì, forse la soluzione era proprio lì davanti ai loro occhi.

«Sono ancora io il suo avvocato», rispose Andrea «o meglio, la sua avvocatessa», aggiunse sorridendo alla donna e aprendo uno spiraglio nel suo futuro.

 

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