Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

La linea gialla

di salvino muscarello

Dal punto in cui mi trovo non vedo il mare. Dovrei spostarmi di là, entrare in sala registrazioni con una scusa, allungare il collo oltre il parapetto chiodato, per scorgerlo in lontananza, solo un triangolo di linee verdi sovrastato dalle nubi. Alle volte l'ho fatto, i primi anni, ma non guardavo quel misero fotogramma, chiudevo solo gli occhi come davanti a un' iperbole. Ma ormai è inutile, ne ho perso la memoria di cosa viva, non ne sentirei il salmastro nelle narici, il vento che gli si solleva intorno, asperso di piccole goccioline, la mia piccolezza di uomo, fiera e libera al suo cospetto.
Un collega ha detto di esserci andato, solo poche settimane fa. Ne ha parlato durante una pausa dalla video-elaborazione mensile, tutti noi abbiamo fatto finta di non sapere, di non capire, di non sentire. Non possono accusarci di nulla, così. Nessuno si è avventurato su quel terreno, benché abbia intravisto negli occhi di molti una vampa, una luce di speranza dimenticata e distolta dallo schermo con movimenti conosciuti e repentini. Ma non una parola; se qualcuno stava a sentirci sono fatti suoi.
Ognuno decide per sé, ognuno si salva da sé.
Penso sia un millantatore, ad ogni modo, anche se il suo viso aveva un'espressione diversa dal solito, diversa da ogni altra sia ormai abituato a vedere, da anni, una specie di compiaciuta cialtroneria bambinesca. Sostiene di essersi rotolato dalla collinetta del Guerriero, ed essere arrivato in un punto non coperto dalla sorveglianza, una minuscola insenatura. Si è steso nudo sulla sabbia dopo aver fatto il bagno, un bagno autunnale, volitivo, poi è risalito con molta fatica rispuntando sulla strada della Morte. C'era un posto di blocco ma, ancora, dice di non aver avuto paura dell'eventualità di un controllo. Il vento lo aveva quasi asciugato, e i guardiani avranno al massimo vent'anni, nessuno di loro conosce l'odore del mare, il suo effetto sulla pelle, i pori spalancati e in rilievo, il sorriso che ti lascia. E il suo ritardo lo avrebbe spiegato con una disconnessione del server centrale, ormai ne capitano sempre più spesso, i ribelli hanno fatto breccia nella rete.
Saranno uccisi tutti, mi dico, e li vedo nelle loro armature, bianche e rosse come quelle delle giostre dei cavalieri medievali, immacolate e sanguigne, quel rosso corallino come la striscia rappresa nelle viscere necrotizzate dalle scosse.
Ieri hanno diramato un nuovo bollettino. Altri mille ribelli uccisi sulla linea del Piave. La notizia è stata data in apertura del notiziario, poi il reader ha iniziato a elencare i nomi dei traditori; sempre in ordine alfabetico, come fosse una semplice incombenza burocratica, come per non dare loro altra gerarchia che quella della fine.
Ho continuato a fare il mio lavoro, a immettere numeri e grafici nel mio spazio centrale, sempre alla stessa velocità, perché l'algoritmo se ne accorge se c'è uno sbalzo, e potrebbero essere guai. Tra la F e la H ho sentito il mio cuore accelerare, il mio cuore vile, poi un sospiro di sollievo, vile anch'esso, e subito sopito.
Laura era ancora viva. Ma la troveranno, lo so, è sempre stata troppo emotiva, non ha mai capito che si poteva trovare un modo diverso anche da qui, che il mare, le corse, la pioggia, fare l'amore con uno sconosciuto, non sono cose che avessimo mai tenuto in gran conto, prima di averle perdute. Laura sa muoversi nell'oscurità ma non riesce a non parlare, a non tornare indietro per risollevare chi è caduto, a non ridere; la troveranno, ed io dovrò disconoscerla.
Lei con me non l'ha fatto, però.
Il giorno della Rivoluzione, mentre si compiva l'ultimo rastrellamento, e la voce umanizzata del reader intimava di non oltrepassare il confine, lei si voltò e con un cenno di rassicurazione e spavalderia mi invitò i a seguirla. Io feci un passo avanti, e subito mi fermai. In pochi attimi si manifestò il mio karma. Un uomo nel limbo, forse avviluppato nella mia stessa incertezza, a neanche venti metri da noi, fu cristallizzato da un drone . Fu come vedermi in uno specchio. Rimasi come paralizzato, anticipandomi la fine, immobile urlai in direzione di Laura, "torna indietro", poi pregando di fare in tempo mi riposizionai imbelle al di qua della linea gialla.
Un'ultima esplosione ci separò per sempre e in lontananza la vidi correre veloce, ma prima di imboccare l'ultimo tratto ancora percorribile del viadotto, mi sembrò si fosse voltata ancora una volta verso di me, mi sembrò di sentire il suono della sua voce emergere dalla paura e dall'inferno, e la sento ancora, ogni notte, tutte le volte che sogno di essere insieme a lei, nella Valle, a impastare gli anni farinosi della nostra gioventù con le bombe di carta velina piombate a tradimento sulla nostra ingenua e imperdonabile fame di vita.
"Stai attento!"

 

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